sabato 12 dicembre 2020

Come fu che Houdini scrisse un racconto per il Weird Tales (Pt.1)

Weird Tales, maggio 1924
Nel 1924, i lettori di Weird Tales dovettero rimanere sorpresi nel leggere in copertina un nome che ben poco aveva a che fare con quelli che solitamente popolavano le pagine del loro magazine preferito. Harry Houdini, il celebre illusionista specializzato in fughe impossibili, aveva probabilmente mille qualità ma certamente non era un narratore, pensarono di certo in molti. E non avevano torto: abilissimo nel liberarsi da manette, catene, corde e camicie di forza, Houdini, quarto dei sette figli del rabbino ungherese Mayer Sámuel Weisz, non aveva di sicuro potuto ricevere un’istruzione adeguata, né a Budapest, città che lasciò giovanissimo, né ad Appleton, la città del Wisconsin che lo ebbe in adozione. 
Eppure, il suo nome compariva a caratteri cubitali su un buon numero di copertine di quell’annata. Il primo racconto, "The Spirit Fakers of Hermannstadt", serializzato in due parti, apparve sui numeri di marzo e aprile del 1924; il secondo, "The Hoax of the Spirit Lover", apparve sul medesimo numero di aprile. Com’era possibile? La verità è che, sebbene Harry Houdini avesse in effetti avuto un’istruzione approssimativa, era però un appassionato collezionista di libri, in gran parte ricevuti in eredità dal padre. Nel 1903, quando aveva solo ventinove anni, Houdini dichiarò di possedere "la più costosa collezione di libri sull'arte della magia" e, all’apice della sua carriera, affermò di dedicare alla sua professione solo cinque mesi all'anno, trascorrendo il resto del tempo rintanato nella sua biblioteca. Oltre a quel paio di insoliti racconti, per dovere di cronaca, è necessario tenere a mente che Houdini fu autore, almeno nominalmente, di numerosi saggi, tra cui: “The Right Way to Do Wrong“ (1906), “The Unmasking of Robert-Houdin” (1908) e “Miracle mongers and their methods” (1920).

Weird Tales, marzo e aprile 1924
Quindi fu davvero Houdini che negli ultimi anni della sua vita si mise a scrivere racconti sulle riviste pulp? Un forte dubbio c’è, se teniamo conto del fatto che la stesura della maggior parte dei suoi saggi si deve a un certo Walter Brown Gibson, in parte mago e in parte creatore di “The Shadow” (l’Uomo Ombra), il primo giustiziere mascherato della storia. 
Nessun dubbio c’è invece su “Imprisoned with the Pharaohs”, il racconto che campeggiava in bella vista sulla copertina del numero di maggio di Weird Tales, nel quale l’illusionista regalava ai lettori la cronaca di un suo viaggio in Egitto, durante il quale sarebbe venuto in contatto con creature blasfeme provenienti da epoche inconcepibili. Gli appassionati di questo genere di narrativa oggi conoscono benissimo la verità, e probabilmente anche qualcuno tra i lettori dell’epoca non poté fare a meno di notare certe similitudini tra lo stile di scrittura di Houdini e quello di un autore che, per lunghi anni, aveva consegnato al magazine una quantità impressionante di racconti: fu infatti Howard Phillips Lovecraft il ghost writer che si celava dietro la stesura di "Under the Pyramids" (questo il titolo utilizzato in bozza). 

Weird Tales, maggio 1924
Ognuno a suo modo icona dell'America dei primi del Novecento, Houdini e Lovecraft avevano, nonostante le apparenze, molte cose in comune, tra cui lo scetticismo nei confronti di talune affermazioni sul paranormale che certi medium (o presunti tali) andavano diffondendo. Non stupisce quindi che i due ebbero modo di confrontarsi e che in qualche modo riuscirono a creare un rapporto di collaborazione reciproca. Houdini, sebbene fosse una celebrità internazionale, aveva bisogno di nuovi canali di comunicazione mentre Lovecraft, dopo anni di delusioni, era ormai rassegnato a vedere la sua opera volgere verso l’oblio, e aveva certamente necessità più pratiche (Lovecraft fu pagato $100, corrispondenti a circa $1500 di oggi, per scrivere la storia, la somma più consistente che gli fosse mai stata data come anticipo).
L'idea originale di "Imprisoned with the Pharaohs" nacque da Houdini, il quale ebbe modo di condividerla, spacciandola come storia vera, con J. C. Henneberger e con Edwin Baird, all’epoca rispettivamente editore e direttore di Weird Tales, che già in precedenza avevano affidato all’illusionista la rubrica “Ask Houdini”, più per tornaconto di immagine che per una reale necessità editoriale (*). Lovecraft fu incaricato di presentarla in forma di racconto ma, non essendo certamente l’ultimo degli ingenui, il solitario di Providence si rese immediatamente conto che la storia di Houdini era del tutto fittizia, convincendo con questo Henneberger a lasciargli il più ampio margine possibile di manovra nella stesura del testo (**). 

«Il mio compito sarà mettere per iscritto la storia, aggiungendo ad essa alcuni dei miei elementi più macabri. Non so quanto potrò spingermi in là, perché a giudicare da un racconto di Houdini, che Henneberger mi ha mandato a titolo di esempio, mi pare che la sua intenzione sia quella di spacciare delle avventure degne del barone di Münchausen come vicende vissute. Basta una sola occhiata per rendersi conto che Houdini è una persona dall’ego smisurato. In ogni caso, credo di poter realizzare qualcosa di abbastanza scioccante…». 

Harry Houdini (1874–1926)
(*) In una lettera a JC Henneberger datata 2 febbraio 1924, HPL scrisse: «Guarderò al futuro di WEIRD TALES con vivo interesse, rivolgendo con particolare attenzione il mio sguardo al tuo lavoro, dal momento che condividi così enfaticamente la mia avversione per quest’atmosfera da rivista popolare che si sta affermando. L'acquisizione di Houdini dovrebbe rappresentare una grande opportunità di incrementare le vendite, poiché la sua fama e la sua abilità sono vaste e indiscutibili. Non sono un grande ammiratore del vaudeville, ma l'ho visto al vecchio Keith's Theatre quasi un quarto di secolo fa, deve essere stato all'inizio della sua carriera, perché allora non era particolarmente conosciuto. Ho saputo che viene da Appleton, Wisconsin, la città natale del mio giovane e dotto amico Alfred Galpin, di cui ho parlato in precedenza in questa epistola. Non sapevo che scrivesse o che possedesse una biblioteca così notevole come quella che mi descrivi. Certo, mi darà un piacere incommensurabile visitare questa biblioteca e il suo versatile proprietario, incontro che ritengo più che probabile visto che, sebbene non sia molto portato ai lunghi viaggi, credo che verrò a vivere a New York dopo la prossima primavera. Posso benissimo immaginare che i suoi scritti, come tu mi riferisci, non siano perfetti visto che egli è abituato a esprimere la sua personalità in modi diversi. Potrò confermartelo però dopo aver letto il numero di marzo.».

(**) In una lettera a Frank Belknap Long datata 14 febbraio 1924, HPL scrisse: «Sembra che una volta Houdini fosse al Cairo con sua moglie per una vacanza, quando la sua guida araba fu coinvolta in una rissa di strada con un altro arabo. Seguendo l'usanza locale, i due contendenti decisero di risolvere la questione con un combattimento che avrebbe dovuto aver luogo quella stessa notte sulla cima alla Grande Piramide. La guida di Houdini, conoscendo l'interesse dell’illusionista per le stranezze esotiche, lo invitò a presenziare. Ciò a cui Houdini assistette fu uno strano combattimento, che si risolse in una riconciliazione quasi inverosimile. C'era qualcosa di strano e innaturale in tutto ciò, e Houdini non fu affatto sorpreso quando all'improvviso venne svelata la montatura: i due arabi avevano solo simulato il combattimento e il mostro eroe si ritrovò legato e imbavagliato. Era stato tutto predisposto si dall’inizio: gli indigeni avevano sentito parlare di lui come di un potente mago occidentale ed erano determinati a mettere alla prova i suoi poteri in una terra dove un tempo ben altri maghi, indubbiamente più potenti, avevano regnato. Senza tante cerimonie lo condussero a un'apertura nel tetto del Tempio del Faraone (Tomba di Campbell) e, utilizzando una lunga fune, lo calarono in un pozzo di oltre quindici metri. Lo lasciarono lì, legato e imbavagliato e ignaro di come trovare una via d’uscita. Una volta liberatosi dalle corde, Houdini, seguendo nelle tenebre più fitte un lungo  tortuoso, riuscì a trovare l’uscita, libero ma scosso fino al midollo da quell’orribile esperienza di cui ancor oggi esita a parlare. Il mio compito sarà mettere per iscritto la storia, aggiungendo ad essa alcuni dei miei elementi più macabri. Non so quanto potrò spingermi in là, perché a giudicare da un racconto di Houdini, che Henneberger mi ha mandato a titolo di esempio, mi pare che la sua intenzione sia quella di spacciare delle avventure degne del barone di Münchausen come vicende vissute. Basta una sola occhiata per rendersi conto che Houdini è una persona dall’ego smisurato. In ogni caso, credo di poter realizzare qualcosa di abbastanza scioccante…».

10 commenti:

  1. Eh si, come hai detto tu Lovecraft e Houdini si stimavano davvero e la loro fu una gran bella amicizia, con il racconto in questione H.P.L ottenne non solo una bella somma ma anche una sorta di rivincita personale e professionale dopo alcuni rifiuti che dovettero bruciargli davvero molto. Il racconto nonostante alcune forzature dovute probabilmente agli sforzi di H.P.L per far rientrare nella trama quanto più possibile delle suggestioni e dei suggerimenti di Houdini si legge ancora oggi con piacere e con un discreto divertimento.

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    1. Solo HPL avrebbe potuto mettere mano in quel ginepraio! Affogando sapientemente il racconto di Houdini in un oceano di orrore cosmico, HPL è riuscito a mascherare le debolezze di un plot decisamente improbabile...

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  2. Oddio, sembrava quasi la trama di un racconto fanta-storico di quelli in cui si fanno interagire tra loro personaggi che in realtà non si conoscevano. E invece è tutto vero... Una bella chicca, aspettiamo il seguito.

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    1. Ahaha! Si, a prima vista fa lo stesso effetto di un ipotetico "Sherlock Holmes contro Cthulhu" o di un "Rambo contro Dracula"...

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  3. Che interessante scoperta. Adesso devo andare a recuperare assolutamente il racconto Imprisoned with the pharaohs.

    E concordo con Ariano Geta, l'interazione tra Houdini e Lovecraft potrebbe essere materia di racconto di per sé.

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    1. Lo troverai cercandolo come "Under the Pyramids", che è il titolo che usò HPL in fase di bozza, poi ripristinato quando "l'inganno" venne alla luce.

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  4. Il racconto l'ho letto nel tomone con tutte le opere di H.P. e l'ho apprezzato molto.
    Mi hai fatto venire voglia di rileggerlo perché sono passati più di dieci anni dall'ultima volta che l'ho fatto.

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    1. Sarebbero da rileggere tutti i racconti di Lovecraft. Ormai per me sono passati trent'anni dalla prima lettura e di molti ormai ho perso completamente ogni ricordo.

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  5. Dai! Ma veramente? Houdini che sgama i truffatori, poi spaccia per vere storie inventate!? Non si fa così, caro Houdini!
    Chissà se è imparentato alla lontana con Rachel Weisz il cui padre era appunto ungherese

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    1. Oggi c'è chi fa la stessa cosa e la chiama marketing. ^_^ Ahahah
      La Weisz parente? Temo che quel cognome sia abbastanza comune in Ungheria e non solo, visto che, a naso, sembrerebbe un cognome ebraico

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