martedì 12 gennaio 2021

La santona di Ponzano

Il grosso portone di legno cedette infine all'ennesima spallata del brigadiere. La fioca luce di quel gelido sole mattutino a fatica riusciva a far breccia nell'oscurità di quell'abitazione secolare. La voce dei due carabinieri, anch'essa, a fatica riusciva a rompere quel silenzio irreale, un silenzio che sembrava assorbire quelle pareti da un tempo incalcolabile. Il più anziano dei due conosceva bene quel tipo di situazione, avendola già sperimentata più volte in passato, ma non osò dire nulla: l'altro, sebbene arruolato nell'Arma non più di due mesi prima, lo avrebbe capito da solo. Il più anziano colse anzi l'occasione per mandare avanti il suo collega per primo, così che si facesse le ossa. Si scambiarono un paio di sguardi e giudicarono entrambi preferibile non indugiare ulteriormente. Torce alla mano, superarono rapidamente il modesto ingresso e si ritrovarono in un'ampia cucina, di quelle che solo persone di una certa età possono giudicare abitabili. Accanto a una stufa, spenta da chissà quanto tempo, un corpo semicongelato giaceva a terra, in una posizione tale che la morte sembrava non averlo nemmeno toccato. I due militari non parlarono. Il più giovane dei due si abbassò sul cadavere della donna, come a volersi assicurare meglio del suo stato; l'altro prese a curiosare in giro, partendo dalla credenza sulla quale era appoggiata una quantità impressionante di corrispondenza mai aperta. Così facendo, fece un passo oltre l'apertura che si trovava a lato del mobile e si ritrovò in un corridoio. Una luce tenue filtrava da sotto una porta, laggiù in fondo. Un abat-jour lasciato acceso in camera da letto, sicuramente. Percorse con rapidi passi la breve distanza e tentò la porta, che si aprì senza un cigolio. Non era esattamente una camera da letto come si aspettava, o perlomeno non gli assomigliava, ma un abat-jour acceso c'era lo stesso. C'era anche qualcos'altro, qualcosa nascosto da un grande lenzuolo bianco. Il militare si avvicinò con un pizzico di turbamento e lo sollevò con uno strappo deciso. Avrebbe per sempre rimpianto quel gesto, perché ciò che vide finì per perseguitare i suoi sogni fino alla pensione.

Trentasei anni fa, esattamente come oggi, a Ponzano era la mattina del 12 gennaio. Sicuramente era una mattinata fredda, magari nuvolosa vista la stagione, ma non è molto importante. La località di Ponzano, per chi non lo sapesse (e immagino siate in molti), è una piccola frazione che dista circa cinque chilometri dal comune di Pistoia, di cui fa parte. Vorrei poter dire, per soddisfare il mio ego narrativo, che non è nemmeno segnata sulle mappe, ma direi una falsità. Ponzano, per quanto microscopica, si può agevolmente rintracciare anche se, a colpo d'occhio, non è altro che un gruppo di case sparse attorno a un'unica strada. Sono andato quindi a verificare l'ultimo censimento e, sorprendentemente, risulterebbero oggi 974 abitanti, molti più di quanto ragionevolmente si possa immaginare guardando la cartina. Ponzano è una frazione senza troppe pretese: abitazioni costruite tutte nella prima metà del secolo scorso e servizi ridotti al minimo sindacale (nemmeno una farmacia), ma nonostante ciò Ponzano ha avuto anch'essa, suo malgrado, il suo quarto d'ora di celebrità negli anni Ottanta. Quando la mattina di gennaio i carabinieri di Pistoia, su segnalazione di alcuni vicini insospettiti dalla prolungata assenza della propria dirimpettaia, irruppero nel casolare dove abitavano due anziane donne, si ritrovarono di fronte a una scena raccapricciante, a metà strada tra il macabro e l'incredibile: accanto al corpo assiderato di una delle due, riverso sul pavimento, notarono un letto su cui, coperto da un lenzuolo bianco, giaceva un cadavere mummificato. Era il cadavere di Maria Angeli Petrocchi, che dall'ottobre 1981 nessuno aveva più rivisto. Il caso svelò così un segreto che avrebbe potuto mantenersi tale ancora per anni, ma occorre forse raccontare questa storia dall'inizio.

Maria Angeli Petrocchi era giunta in Toscana dalla Corsica nel 1956 e, dopo aver girovagato da un comune all'altro, si era stabilita a Ponzano, dove ebbe presto un discreto successo come "guaritrice". Testimoni dell'epoca riferiscono di come la Petrocchi fosse abilissima nel suo mestiere, al punto da arrivare a giudicarla "una santa" anziché una delle tante, forse troppe, ciarlatane di paese. Si diceva che, durante la trance, il suo volto si illuminasse e la sua voce si trasformasse. Ciò che è certo, in realtà, è che riuscì ad avviare una redditizia attività di vendita di "acqua miracolosa" in grado di guarire da ogni malattia. Nel settembre del 1981 la Petrocchi, in seguito a una brutta caduta, è costretta su una sedia a rotelle; si prende cura di lei Wilma Andreini, che da quella data diventa anche la sua segretaria, prendendo per lei appuntamenti e incassando il denaro dei clienti. Maria Angeli Petrocchi è però stanca,  si ammala e la situazione contingente la fa piombare in una profonda depressione, fino al punto di farle prendere la dura decisione di non vedere più nessuno. E così fa. 

Wilma Andreini però non si arrende e continua a portare avanti per conto suo il progetto, rincuorata dal fatto che i clienti della Petrocchi non accennano a svanire. Molti di loro, anzi, si riuniscono spesso in preghiera attorno all'abitazione delle due donne. Il commercio di acqua miracolosa continuerà per interposta persona per altri tre anni, anni nei quali l'Andreini non esiterà a portare in dono ai cittadini di Ponzano le parole di speranza pronunciate, a suo dire, dalla santona.

Quel 12 gennaio di trentasei anni fa i carabinieri di Pistoia trovarono sotto un lenzuolo il corpo mummificato di Maria Angeli Petrocchi, una guaritrice che nessuno aveva più visto dall'autunno di tre anni prima. Cosa successe in quei giorni non è mai stato chiarito, ma si suppone che all'Andreini fu fatale un inatteso incidente domestico, presumibilmente un avvelenamento da ossido di carbonio uscito da una caldaia difettosa. Ipotesi e illazioni vennero subito soffocati dal ritrovamento di due diari: il primo, di contenuto autobiografico, scritto dalla santona stessa, parte in italiano e parte in francese; l'altro, scritto in linguaggio crudamente realistico, era la descrizione scrupolosa dei tre anni di vita dell'accolita vissuti accanto a un corpo senza vita.

Fonti: L'Unità, quotidiano nazionale, 22 dicembre 1992; L'Unità, quotidiano nazionale, 24 dicembre 1992; Repubblica, quotidiano nazionale, 23 aprile 1994; Il giornale dei misteri, mensile, marzo 1985; Gente, settimanale, maggio 1985

30 commenti:

  1. Storia impressionante, mi sembra di averla già sentita. O era questa, o è successo altrove qualcosa di molto simile...

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    1. A me è venuto in mente immediatamente "Non avere paura della zia Marta", che Obs si ricorderà sicuramente.
      Mamma che storia, quella di questa guaritrice!

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    2. Sarà quasi certamente un altro caso. L'Italia è infatti un paese di poeti, santi e navigatori. In altre parole c'è chi scrive, chi viaggia e chi fa miracoli. Non c'è quindi da stupirsi della folla di santoni, maghi e cartomanti che appiaono dal nulla e scompaiono nel medesimo nulla. La zia Marta? Un vero cult!

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  2. WoW! E poi tu chiedi a me dove trovo le storie che racconto? Pensa che io ho fatto l'obiettore vicino a Pistoia eppure di questa vicenda non ne avevo mai nemmeno sentito parlare.

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    1. Cercando notizie su questo caso in rete ho trovato diversi casi simili (di santone morte) tutti in provincia di Pistoia. Altro che Torino! Pistoia è la vera terra dei maghi! Probabilmente il caso è passato inosservato anche per questo.

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    2. Io abito proprio lì vicino ero un bambino o poco più grande
      Mi ricordo che quando passava per il paese i suoi seguaci gli gettavano dei petali di fiori…. Poi D un tratto spari e non si ebbe più sue note… dopo qualche anno le forze dell’ordine sfondarono la porta e la trovarono mummificata

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    3. Seguaci che gettavano petali di fiori? Pazzesco! Sembra una storia di secoli fa e invece non sono passati nemmeno 40 anni...

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  3. Io ricordo un caso simile avvenuto in provincia di Roma, mi pare. Anche in quel caso un corpo mummificato, inoltre candele ai lati del letto in cui giaceva. E ovviamente un familiare convivente che voleva solo continuare ad avere accanto quella persona, anche se era morta da mesi. La mente umana è l'abisso più oscuro dell'universo.

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    1. Un abisso che spesso potrebbe risolversi col un sano TSO! Scherzi a parte, non dubito che si possa arrivare al punto dal volersi tenere un ricordino necrofilo nella propria casa. Il dolore fa strani scherzi e la solitudine ne fa altrettanti. Le due cose messe assieme sono un mix letale!
      La vera domanda è come fanno. Quando sono morti i miei, dopo dieci minuti avevo gli sciacalli delle pompe funebri sotto casa, neanche avessero dei poteri sovrannaturali. Che siano santoni mascherati da becchini?

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  4. Scusa per la domanda un po' sciocca, ma gli ambienti delle foto sono quel che resta di quella casa?

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    1. Domanda tutt'altro che sciocca! La risposta è no: quelle sono immagini a caso pescate in rete usando le keywords "interni di casolari abbandonati".
      Purtroppo non ho trovato nulla, ma proprio nulla, su questa vicenda e se non fosse stato per un micro trafiletto su una vecchia rivista (trovata a casa di mia mamma quando l'anno scorso l'ho svuotata), ne ne avrei mai saputo niente. Ero quasi dell'idea che fosse un fake, ma poi ho trovato quelle due righe su quel vecchio numero de "L'unità" pescato negli archivi digitali del quotidiano e mi sono convinto a scriverci un post (anche se l'ho un po' romanzato, inevitabilmente).

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    2. Basta che digiti Pistoia via di Ponzano…

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    3. Quindi tu sapresti identificare l'edificio in quella strada?

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  5. Storia veramente interessante, sembra qualcosa uscita da un racconto. Certo che l'avidità, o qualsiasi altro elemento che abbia spinto la donna a tenere nascosto in casa il cadavere, doveva essere veramente forte.

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    1. In parte lo è, un racconto; perlomeno nella parte dove ho immaginato i due carabinieri entrare nell'appartamento delle due donne.
      L'avidità è una brutta bestia, o forse quel comportamento è da ricercarsi nella povertà, e quindi nelle necessità di continuare a portarsi il pane in tavola. Questo tempo non lo sapremo mai.
      Mi lascia molto più basito la cieca fiducia dei loro concittadini, che continuavano a pagare intrugli a una tizia che non vedevano da tre anni

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  6. A Ponzano ci sono capitato più volte in passato, anche se ormai sono passati un dodici anni dall'ultima. E devo dire che a differenza di altri piccoli centri abitati del genere della mia Toscana, non mi ha lasciato ricordi particolari. La storia la conoscevo fin da quegli anni lontani, anche se non avevo più avuto ragione di tornarci sopra con il pensiero.

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    1. Io ho "girato" per Ponzano usando lo Street View di Google e non faccio fatica a credere che non ti abbia lasciato ricordi particolari...
      Lieto comunque che qualcuno si ricordi di questa storia. Cominciavo ad avere dei dubbi...

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  7. Eh, mi ricorda tantissimo la storia di un film anni '90 ma che non posso citare per ovvi motivi spoileristici.
    Incredibile, storia che non conoscevo... mi inquietano sempre queste vicende così arcaiche ma successe solo pochi anni fa, in un'epoca già moderna...

    Moz-

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    1. Non ho idea di quale sia quel film di cui parli ma non escluso di averlo visto. L'età avanza e non ricordo nemmeno cosa ho visto ieri sera. La cosa assurda è che queste cose è probabile succedano ancora in certe realtà rurali. E magari anche nemmeno troppo rurali.

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    2. Sicuramente l'Italia ha ancora due aspetti... uno arcaico e arretrato, l'altro moderno.
      Queste cose mi inquietano.
      Se vuoi, il film te lo dico... comunque restringiamo il campo: è italiano.

      Moz-

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  8. Questa è una storia alla Nick Parisi stile Nocturnia. A parte tutto sarebbe curioso sapere cosa aveva scritto nei diari. :)

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    1. Piacerebbe saperlo anche a me. Chissà dove sono finiti? Esistono ancora? Se si, chi se li è tenuti?

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  9. La storia, alla fine, la sapevo. C'è stato un periodo in cui, puntualmente, ritornava a galla quando si parlava di guaritori.

    Agghiacciante.

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  10. Ricordo una storia simile (o era proprio questa). Esiste un sottobosco di credenze che sono dure a morire. Anzi, anche se muoiono poi rinascono, perché più o meno tutti vorremmo che la magia funzionasse, e quindi molti si illudono che funzioni per davvero.

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    1. Negli anni Settanta e Ottanta eravamo tutti più propensi ad affidarci a questo tipo di "arti". Anche mio papà, ateo fino al midollo, un giorno decise di cercare una cura per i suoi malanni presso una santona di paese (per poi sacramentare in cinese per settimane al pensiero di quei soldi letteralmente scaraventati nel cesso).

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  11. Praticamente la santona era morta,ma prima di morire aveva pregato la sua assistente ( la santona era analfabeta,la sua assistente no)di mummificarla e di fare delle specifiche preghiere,promettendole che dopo tre giorni sarebbe resuscitata,come Gesù Cristo.La sua assistente (che già da tempo faceva le sue veci, perché la santona non poteva alzarsi dal letto e riceveva dalla finestra, cioè l'assistente apriva le persiane,e la santona dal suo letto parlava coi clienti),fece tutto seguendo le istruzioni,ma naturalmente la santona non resuscitò.Cosi' lei continuò a fare le sue veci,imitandone la voce,e così andò avanti per diversi anni, finché non morì.Pare un attacco di cuore,complice anche il freddo,non c'era nessun riscaldamento nella casa,nessuna caldaia.Le persone che ti recavano da loro,e anche i vicini(è un terratetto bifamiliare)allarmati dal fatto di non vedere più la sua assistente,e anche dall'odore nauseabondo,avvertirono le autorità,che fecero la macabra scoperta.La sua assistente,tra parentesi,ogni giorno lavava ed asciugava il suo corpo,sperando sempre che tornasse.mi piace pensare che ora siano insieme.si volevano bene,sul serio,erano due donne sole unite dalla miseria, dall'ignoranza se vogliamo,dalla superstizione,ma anche dall'affetto.Io non le ho conosciute,ma abitavo nel paese vicino,questa è la loro storia.senza romanzamenti.

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    1. Grazie per il prezioso contributo. Il web, in questo caso, è stato particolarmente avaro di dettagli a cui attingere e, a parte qualche microscopico trafiletto, non ho potuto fare altro che tentare di mettere assieme i pezzi come ho potuto. Oggi finalmente si è aperto uno spiraglio. Grazie ancora.

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  12. Conosco abbastanza bene questa storia, ci ho fatto una puntata di un podcast. Neppure io sono riuscita ad identificare la casa a Ponzano e la storia l’ho trovata durante una delle mie infinite sessioni negli archivi online di vari quotidiani.

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    1. Non mi dispiacerebbe ascoltare il podcast di cui parli. Hai voglia di mettere un link qui da qualche parte?

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