Avevamo assistito la volta scorsa al debutto di Anton Zarnak, l’investigatore dell’occulto forse più trascurato della sua categoria. Sul suo conto nulla è praticamente mai affiorato, a eccezione di una misera antologia dal titolo “Anton Zarnak: Supernatural Sleuth” pubblicata nel 2002 dall’ormai defunta casa editrice Marietta Publishing. Tale antologia, ovviamente introvabile se non a prezzi stratosferici nel mercato dell’usato, include i racconti “ufficiali” usciti dalla penna di Lin Carter e vari contributi portati alla causa di Anton Zarnak da autori diversi (tra cui CJ Henderson, Joseph S. Pulver, Sr. e molti altri). Fortunatamente, alcuni di questi racconti sono riuscito a recuperarli con metodi nettamente più economici (ovviamente restando nell’ambito della legalità).
Purtroppo, a contribuire all’oblio ha pensato anche la scarsa vena creativa dello stesso autore che, oltre al già citato “Curse of the Black Pharaoh”, ci ha regalato solo altri due episodi che, oltre ad essere molto brevi, sono stati realizzati, diciamo così, “in parallelo”. I due racconti si sviluppano in maniera pressoché identica, usando spesso anche le stesse parole: entrambi introducono il protagonista (il cliente di Zarnak) che si reca in taxi presso l’abitazione dell’investigatore, viene accolto dal servo induista di quest’ultimo e fatto accomodare nella biblioteca nella quale, in attesa di essere ricevuto dal suo ospite, si diletta a curiosare tra gli scaffali.