mercoledì 17 febbraio 2021

Curse of the Black Pharaoh

C'è un passaggio cupo e inquietante nel papiro Ku-Naphest che parla di lui: come Akhenaten secoli dopo, Kethep era un eretico, che si era allontanato dagli dei del Nilo per rendere omaggio ai messaggeri oscuri di coloro, ancora più antichi, di cui non ci azzardiamo pronunciare ad alta voce i nomi. Kethep era alla perenne ricerca di misteri proibiti, di quella saggezza arcana che, pare, non sia mai del tutto morta. A differenza di Akhenaton, che si accontentava di adorare il proprio Dio mentre l'Egitto seguiva le sue antiche vie, Khotep sigillò i templi, portò alla perversione il sacerdozio nel suo culto osceno. Il suo regno fu un periodo oscuro; migliaia morirono sugli altari scarlatti delle forze infernali che egli cercava di evocare. Il Papiro Ku-Naphest sussurra di aver sancito un patto empio con "Quelli che non dormono", barattando l’immortalità nella carne; così, almeno, la leggenda sostiene. Egli aveva ricevuto una sorta di talismano magico che gli conferiva grande autorità e potere: la "Stella di Seth", la chiamano le leggende, in onore del nome del dio traditore. Con quel talismano il suo potere fu immenso, ma per la sua supoerbia i suoi dèi infine si rivoltarono contro di lui; morì e il suo corpo fu preparato secondo gli antichi riti e sepolto dai suoi seguaci nella Valle Segreta. Ma le leggende dicono di più, dicono che il suo spirito sia in qualche modo legato alla terra - "…e il suo Ka non andò mai a Karneter, la terra divina, ma ancora oggi indugia nella sua tomba". (Lin Carter, Curse of the Black Pharaoh, 1953)

Avevo concluso il post precedente annunciando che Lin Carter, con il suo racconto “Curse of the Black Pharaoh”, sarebbe stato argomento di un post successivo. Quel post successivo, lo avrete già capito, è questo.
L’antefatto ci rivela l’esistenza di una spedizione di archeologi alla ricerca della tomba perduta di cui narrano le leggende. Secondo i papiri, tale sepolcro può essere individuato solo “quando i sette scorpioni indicano la strada, nell’ora esatta in cui Sothis ascende”. Non starò qui a rivelare tutto il meccanismo tramite il quale i protagonisti porteranno alla luce ciò che avrebbe dovuto rimanere dov’era; lasciatemi solo dire che Sothis era il nome con cui gli antichi egizi chiamavano Sirio, la stella del cane. Inutile dire che la tomba perduta sarà piena di indizi che avrebbero dovuto mettere in guardia i componenti della spedizione, a partire dalla presenza, praticamente ovunque, della croce ansata, la croce della vita (qui rappresentata però rovesciata) fino all’assenza dei vasi canopi (evidenza di un corpo lasciato intatto) e del tradizionale Nodo di Iside, quel potente amuleto egizio che assicurava protezione in vita e nel corso del viaggio verso l'Aldilà. Nulla in quella tomba sembrava al suo posto. 

Altra singolarità, una scatoletta serrata fra le dita della mummia, scatoletta che nella sua descrizione richiama il Trapezoedro lucente descritto da Lovecraft nel suo racconto “The Haunter in the Dark” (uno dei pochi di HPL dove il Faraone Nero viene citato) come "... una finestra sul tempo e sullo spazio ...", una sorta di dispositivo di comunicazione interdimensionale, creato sul pianeta Yuggoth e portato sulla Terra dai Grandi Antichi, che si credette perduto con la caduta della civiltà atlantidea. Sappiamo anche, grazie a Lovecraft, che Nephren-Ka costruì un intero tempio attorno al Trapezoedro lucente, collocandolo in una cripta senza finestre, e che fu Nyarlathotep, attraverso tale strumento, a donare al malvagio Faraone il dono della profezia (Fane of the Black Phararoh, Robert Bloch). 
Le vicende narrate da Lin Carter si evolvono nella maniera più classica, quella tipica dei tanti film ispirati dall'apertura della tomba di Tutankhamon del 1922: la mummia di risveglia nel museo dove era stata confinata e cerca di recuperare l’oggetto sottrattole uccidendo a uno a uno i membri della spedizione. Non occorre andare troppo a fondo nella questione, anche perché, seppur avvincente nel suo svolgimento, la vicenda non offre altri elementi per approfondire tutto questo bel discorso che abbiamo iniziato qui sul blog qualche settimana fa. 
È al contrario interessante evidenziare che in “Curse of the Black Pharaoh” fa il suo debutto Anton Zarnak, l’investigatore dell’occulto forse più trascurato della sua categoria. Se, al contrario, molti di questi personaggi sono stati, recentemente anche qui in Italia, dissepolti dall’oblio (basti pensare allo scrupoloso John Silence di Algernon Blackwood, al simpatico Jules de Grandin di Seabury Quinn o all’introverso Steve Harrison di Robert Howard), nulla è praticamente mai affiorato su Anton Zarnak, a eccezione di una misera antologia dal titolo “Anton Zarnak: Supernatural Sleuth” pubblicata nel 2002 dall’ormai defunta casa editrice Marietta Publishing. Tale antologia, ovviamente introvabile se non a prezzi stratosferici nel mercato dell’usato, include i racconti “ufficiali” usciti dalla penna di Lin Carter e vari contributi portati alla causa di Anton Zarnak da autori diversi (tra cui CJ Henderson, Joseph S. Pulver, Sr. e molti altri). Fortunatamente, alcuni di questi racconti sono riuscito a recuperarli con metodi nettamente più economici (ovviamente restando nell’ambito della legalità). Ne parleremo però tra qualche giorno.

4 commenti:

  1. Akhenaton deve essere il faraone di cui parlavo nel commento sul tuo precedente post. Quindi forse è stato proprio il faraone storico che è stato di spunto e ispirazione per creare Khotep.

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    1. Esiste anche una teoria piuttosto consolidata secondo la quale Akhenaton non sia altro che la figura storica della persona identificata nell’Antico Testamento come Mosè. Il che non dovrebbe affatto sorprendere..
      Avevamo accennato a questa cosa in una vecchia puntata di Orizzonti del reale

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  2. Infatti di Anton Zarnak non se ne parla praticamwente mai, credo che sia il più misconosciuto tra gli indagatori dell'occulto letterari, probabilmente ha pagato lo scotto di essera arrivato in un momento in cui il filone languiva da tempo. Tralasciando i vari fumetti (DD e altri)e serial televisivi credo che dal punto di vista letterario l'ultimo (o comunque uno degli ultimi ad averlo fatto con un certo successo)in tempi recenti sia stato Barker col suo Harry D'Amour.

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    1. Mi chiedo se Dylan Dog e la coppia Mulder-Scully abbiano fatto più male o più bene alla categoria....

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