lunedì 16 maggio 2022

Orizzonti del reale (Pt.35)

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

L’I Ching, o Libro dei Mutamenti, è utilizzato in Cina fin dal 1000 a.C. circa e consiste di 64 esagrammi, o figure, di sei linee piene (-) o interrotte (- -), che si leggono dal basso verso l’alto e rappresentano categorie o archetipi universali che, se correttamente interpretati, possono far luce sul proprio fato. Alla base della filosofia taoista c'è la vita come movimento, mutamento; ma se il tempo è un processo in divenire, si compone anche di un numero finito di elementi distinti e irriducibili, 64, in relazione fra loro, come ad esempio il primo esagramma (6 linee continue), Ch'ien, il cielo, che esprime il principio maschile yang, e K'un (6 linee interrotte), la terra, che esprime il principio femminile yin. 
Gli esagrammi ricorrono sempre a coppie e il secondo membro di ciascuna coppia si ottiene invertendo il primo. In ogni sequenza ci sono otto esagrammi che se invertiti rimangono uguali. Nella sequenza King Wen questi otto esagrammi sono accoppiati con altri in cui ogni linea del primo esagramma diviene il suo opposto. Ma quale regola o principio governa le 32 paia di esagrammi della sequenza King Wen? Per trovare una risposta, McKenna esaminò il primo ordine di differenza (ovvero quante righe cambiano se ci si muove in sequenza da un esagramma all’altro) e vide che era sempre rappresentato da un numero intero tra 1 e 6 (escluso il 5, che non ricorre mai); il primo ordine di differenza tra coppie è sempre un numero pari, mentre alla transizione tra una coppia di esagrammi e l’altra si trova un numero dispari; l'insieme completo di numeri interi del primo ordine di differenza generati dalla sequenza di King Wen costituisce un perfetto rapporto di tre a uno: tre numeri pari per ciascun numero dispari; e via discorrendo, a intendere che la sequenza è stata concepita in questo modo per uno scopo ben preciso, anche se a noi ignoto. 

McKenna realizzò un grafico con il primo ordine di differenza, sovrapponendovi la stessa immagine ruotata di 180° all'interno del piano in modo da vedere i quattro punti di contatto: la congruenza avviene all'inizio e alla fine convenzionali della sequenza, la prima e le ultime tre posizioni del grafico sono immagini speculari le une delle altre e gli esagrammi posti uno di fronte all'altro sono tali che i numeri delle loro posizioni nella sequenza King Wen danno sempre come somma 64. 

McKenna vide in questa proprietà del primo e degli ultimi tre ordini di differenza un indizio del fatto che questo fosse stato costruito per essere sovrapposto all'indietro su se stesso, come una sorta di continuum spazio-temporale, una gerarchia di onde modulare percorribile in entrambe le direzioni, avanti e indietro, suggerendogli che il tempo inteso dall’I Ching esprime proprietà olografiche (ogni onda, da sola, contiene l'intera gerarchia modulare, essendo un riflesso dell'organizzazione ai livelli superiori e inferiori in un ampio continuum) e che la stessa sequenza King Wen non fosse altro che l’unità più piccola di una serie di macro-esagrammi gerarchici, e come tale fosse soggetta alle stesse manipolazioni delle singole linee, o yao, di ciascun esagramma, ovvero la moltiplicazione per 6 e 64.

Ma procediamo con ordine. Come sappiamo ogni esagramma ha sei linee, ma contiene anche due trigrammi, perciò McKenna pensò di creare sei doppi grafici in ordine lineare e sovrapporvi, in ordine sequenziale, altre due onde semplici, equivalenti ai due trigrammi in qualsiasi esagramma, ciascuna tre volte più grande delle sei piccole onde. A questa sequenza di sei e due sovrappose poi un'onda semplice finale, che rappresenta l'intero esagramma (il quale ha anche un'identità nel suo insieme) ed è sei volte più grande delle sei onde a livello primario e due volte più grande delle due onde a livello intermedio. Questa struttura a tre livelli rappresenta una gerarchia modulare e può essere estesa a ulteriori livelli; infatti, la figura risultante può essere immaginata come un singolo esagramma, ma allo stesso tempo come un insieme di sessantaquattro. 

Il ricorrere dei numeri 6 e 64 sarebbe la prova che gli esagrammi riflettono il movimento degli astri, o sono collegati a qualche antico sistema calendariale. Infatti, il prodotto di 64 (il numero di esagrammi) per 6 (il numero di yao, o linee) è 384, un numero prossimo a quello che esprime l’anno lunare (29,53 giorni, il tempo stimato della lunazione, moltiplicato per 13 dà 383,89). A loro volta, 64 anni lunari corrispondono a circa 67 anni solari (384 per 64 diviso 365 dà 67,33), che a loro volta corrispondono a circa 6 cicli medi delle macchie solari (ognuno dei quali è stimato in 11,2 anni); e ancora, 67 per 64 dà circa 4.300 (McKenna scrive 4.306, ma il risultato differisce in più o in meno a seconda che del primo numero si prendano in considerazione solo le cifre intere, o due o più decimali), che corrisponde circa a due ere zodiacali; infine, 4.306 per 6 dà 25.836, che è il periodo stimato della precessione degli equinozi (i calcoli, come si può vedere, sono un po’ approssimativi, anche se si potrebbe obiettare che rapportati alla durata di intere ere geologiche scarti del genere sono del tutto accettabili). 

Quello di precessione degli equinozi è un concetto noto: i punti equinoziali (e solstiziali) non rimangono sempre nella stessa posizione rispetto alla sfera delle stelle fisse, ma si muovono lungo l'eclittica nella direzione opposta al corso annuale del sole, cioè contro la giusta sequenza dei segni zodiacali. Altro concetto noto, ormai, è che questo fenomeno viene spesso identificato come la causa dell'ascesa e della caduta catastrofica delle ere del mondo. 
Semplificando il più possibile, per McKenna i grafici ottenibili dagli esagrammi rappresentano delle curve temporali. Gli ultimi tre dei 384 segmenti dell'onda su qualsiasi livello possiedono singolarità che si quantificano come zero, e quando l'onda su un dato livello entra in quei segmenti di se stessa che possiamo definire come “zero states" (stati zero), cessano i vincoli di confine imposti dai livelli superiori a quelli inferiori nella gerarchia e questo provoca una "caduta” verso lo “stato zero” ogni volta che un ciclo entra nella sua fase terminale a qualsiasi livello della gerarchia, verso transizioni quantizzate definite "cambiamenti di epoca" (in termini cristiani, “apocalissi”); ogni volta che si verifica l’ingresso di una “novità” nello spazio-tempo. Ci sono transizioni “minori” che riguardano il mondo subcellulare e altre che si possono sperimentare durante il corso di una vita, ma è la fine dei cicli e delle ere che provoca un’accelerazione estrema verso lo “stato zero”; è in tali momenti di trasformazione che devono essersi verificati fenomeni come l’apparizione della vita, della coscienza o del linguaggio. Con questo, McKenna riprende la concezione di Alfred North Whitehead della concrescenza, ma anche la concezione vedica delle ere del mondo che si accorciano man mano che si stringono attorno a un punto dell'asse: il tempo come spirale. 

Ma la spirale rammenta da vicino anche l’elica del DNA, e guardacaso DNA e RNA utilizzano 64 codoni, di tre unità nucleotidiche, per specificare gli aminoacidi utilizzati nella sintesi proteica. Solo il dieci per cento del DNA è però coinvolto nella sintesi proteica, mentre la funzione del restante 90 per cento, secondo McKenna, potrebbe essere quella di mantenere e regolare il continuum energetico che costituisce l'intero orizzonte interno di esperienza di un organismo. 
A proposito di linguaggio, invece, l’antropologo Anthony E. C. Wallace fornì a McKenna un altro appiglio per stabilire una relazione tra le categorie di archetipi esperienziali e la struttura dell’I Ching, allorché asserì che limitava a 64 (cioè 26) il numero massimo di entità che possono essere contenute in una tassonomia popolare, intendendo con questo termine un gruppo di simboli (lessico o nomenclatura) popolare, perché usato dai membri “normali” della società, che non richieda conoscenze specifiche per essere utilizzato, e specificando che nessun sistema studiato dagli antropologi per un’analisi componenziale si era mai avvicinato a quel numero (“On being just complicated enough”, 1961): nell’articolo (*), l’autore osserva che l'intervallo nel numero di fonemi segmentali nelle lingue naturali su cui è stata riportata un'analisi fonemica affidabile va da 13 a 45, quindi tutti i sistemi fonemici avrebbero non più di 6 dimensioni binarie per la loro spiegazione semantica; gli alfabeti, distinti dai sistemi sillabici e dai geroglifici, sono approssimazioni grafiche rozze di sistemi fonemici e, presumibilmente, osservano anche il limite di 26 unità. Non sembra neppure esserci una diretta proporzione tra l’evoluzione fisica e culturale delle popolazioni, sembra cioè che, psicologicamente parlando, l’uomo primitivo e quello moderno vivano in mondi cognitivi molto simili; non ho idea se da allora la ricerca tassonomica abbia fatto ulteriori passi in avanti, ma comprendo bene come la glossolalia indotta dalle creature incontrate durante le sue visioni possa aver convinto McKenna che la DMT fosse effettivamente un potente strumento evolutivo. 

Supponendo che pensiero e speculazione siano funzioni olografiche che si manifestano sullo sfondo del flusso energetico del metabolismo controllato dal DNA, che l’organismo sperimenta in pratica come un flusso temporale, allora la sequenza King Wen avrebbe una connessione con il tempo ma anche con il metabolismo. È importante sottolineare entrambe queste connessioni, perché questo chiarisce come mai McKenna parlasse in effetti delle transizioni dette “stati zero” o “novità” come di evoluzioni tanto del singolo (ontogenesi) che dell’intera umanità (filogenesi), sebbene di un tipo del tutto diverso da ciò che comunemente s’intende come evoluzione. Ma ci torneremo su.

(*) L’articolo fu pubblicato sul PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America) ed è consultabile a partire da questo link.

4 commenti:

  1. Ecco, qui onestamente entriamo in speculazioni che mi lasciano perplesso, il genere di elaborazioni per le quali intravedo delle forzature da parte dello studioso. Peraltro l'I-Ching nasce come codice divinatorio interrogato con metodi abbastanza casuali (tipo il lancio di monete) pertanto non riesco a vederci dietro cose più complesse di una superstizione popolare...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io credo ci sia della scienza dietro l'elaborazione di quella serie di linee ed elementi, ma credo anche che oggi non abbiamo i mezzi (culturali, ma non solo) per interpretarli. Sul ruolo del "caso" nella vita umana potremmo poi aprire un'interessante e lunga parentesi, ma non ne vale la pena: riguardo le forzature di McKenna ti do assolutamente ragione, ma vedremo meglio il perché andando avanti.

      Elimina
  2. Detto sinceramente ho la sensazione che Mckenna abbia un po scantonato, Ariano parla di forzature io temo che lo studioso sia andato completamente fuori tema. Magari sbaglio, però visto il finale del tuo commento credo che io non sia completamente in errore.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. No, fuori tema non credo, ma operato una forzatura decisamente sì. Il suo ragionamento, molto interessante, fu inficiato da un errore di metodo basato probabilmente su un bias derivato dalla sua passione per l'argomento: trovò "per caso" quell'elemento che reggeva la sua teoria. Non credo però che fosse in malafede. Anche a te non dico altro per non spoilerare.

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...