"Non ho davvero mai lavorato per vincere un premio in una qualsiasi biennale di Venezia, ma piuttosto per meritarmi dieci anni di carcere ed è questa la cosa che mi sembra più interessante". Clovis Trouille è un pittore francese poco conosciuto in Italia (in italiano non è stata realizzata nemmeno una voce in Wikipedia). Per chi volesse quindi cimentarsi nella ricerca di qualcosa su di lui non c'è molto. Solo chi conosce il francese può avere accesso a qualche informazione visitando il sito a lui dedicato oppure questo forum che gli dedica un po' di spazio.
Ho voluto perciò riempire questi vuoto scrivendo un post su di lui e, in particolare, sui suoi lavori più dichiaratamente anticlericali. Traumatizzato dal servizio militare durante la Seconda Guerra Mondiale, Clovis Trouillle sostiene infatti che il militarismo e il clericalismo rappresentino i due principali nemici dell'umanità.
Nato il 24 ottobre 1889 a La Fère nell’Aisne, Camille Clovis Trouille frequentò, a partire dal 1905, la Scuola di Belle Arti di Amiens che lo condusse, cinque anni più tardi, ad una carriera come illustratore e caricaturista. Nel 1920 troviamo Trouille a Parigi dove, dopo aver servito in guerra, iniziò la sua esperienza nella grafica pubblicitaria mentre si manteneva lavorando come restauratore di manichini, mestiere che conservò per 35 anni: rigoroso e intransigente, per non dover venire a patti col sistema – ovvero con il mercato dell’arte – e poter vivere delle sue opere, Trouille esercitò per tutta la vita un mestiere che gli permettesse di mantenere l’indipendenza. Tra l’altro quel mestiere, che consisteva nel dipingere il viso dei manichini, ravvivarne il trucco, disegnarne le arcate sopraccigliari, i nei e le punte dei seni, a Trouille piaceva molto perché soddisfava la sua passione per l’erotismo e in qualche modo gli permetteva di affinare la stessa cura del particolare che ritroviamo nelle sue tele.
Trouille fu profondamente traumatizzato dall’esperienza della guerra, che fu la causa principale della sua avversione per il sistema e lo rese un “ribelle, un anarchico” che non smise mai di denunciare con la sua pittura “il sistema di collusione tra l’Esercito, la Chiesa e lo Stato”, e dopo la quale, affermò, “non sono più stato in grado di dipingere come ai tempi in cui ero un grande pittore”, lui che di sé diceva “Sono un pittore della domenica, non sono un artista”.
La Grande Guerra ispirò ad esempio il dipinto "Remembrance", che rappresenta un cardinale con la veste aperta a mostrare gambe femminili inguainate in calze nere e giarrettiera, mentre di fianco a lui un accademico sostiene un animale messo al contrario che gli peta in pieno viso; in basso, due scheletri di soldato reggono tra le braccia due conigli, uno dei quali è appoggiato ad una croce di legno con l’iscrizione 1914-1918, la sporca guerra in cui i soldati si sono fatti sparare “come conigli”. Quest’opera era davvero, per dirla con le sue parole, “una valvola di sfogo personale derivata dal trauma della guerra del 14-18 “.
La Grande Guerra ispirò ad esempio il dipinto "Remembrance", che rappresenta un cardinale con la veste aperta a mostrare gambe femminili inguainate in calze nere e giarrettiera, mentre di fianco a lui un accademico sostiene un animale messo al contrario che gli peta in pieno viso; in basso, due scheletri di soldato reggono tra le braccia due conigli, uno dei quali è appoggiato ad una croce di legno con l’iscrizione 1914-1918, la sporca guerra in cui i soldati si sono fatti sparare “come conigli”. Quest’opera era davvero, per dirla con le sue parole, “una valvola di sfogo personale derivata dal trauma della guerra del 14-18 “.
Sensibile agli ornamenti, alle vesti religiose, allo sfarzo delle cerimonie, egli trovava in quella solennità, sotto la sua apparente tranquillità, lo spunto ideale per esprimere le sue idee: tutto ciò esercitava su di lui un fascino torbido, equivoco e sovversivo legato al desiderio di svelare cosa ci si nascondesse sotto, o dietro. Trouille, quindi, nelle sue opere affrontò sotto diverse forme i suoi temi preferiti che furono l’erotismo, la morte, la religione, la patria, in una ricerca iconoclasta e parodistica e una critica, talvolta violenta, della società. Il suo spirito provocatorio lo portava spesso ad utilizzare come fulcro delle proprie opere il corpo femminile e le sue fantasie voyeuristiche su di esso, permeandole di una sana ironia. Più di ogni cosa, egli esprimeva la gioia di vivere e godere della vita: perché dipingendo nudità e atti sessuali non gli interessava tanto rappresentare il sesso, quanto piuttosto l’energia vitale, infaticabile, irresistibile d’un vero libertino, un “libertario”.
I suoi dipinti erotici, colorati e deliberatamente provocatori (già a partire dai titoli, che spesso erano dei giochi di parole o doppisensi) attirarono l'attenzione dei surrealisti, che cercarono di farne uno di loro; ma anche se firmò alcuni dei loro manifesti negli anni '50, Trouille mantenne sempre una certa distanza da loro, partecipando solo saltuariamente alle attività del gruppo. Del resto la sua stessa pittura, così libera, luminosa, piena di colore e che esaltava la libertà di costumi ne faceva un caso a parte nel movimento surrealista. La sua indipendenza ed il suo restare al margine della scena pittorica contemporeanea fecero sì che venisse dimenticato sia dai critici, sia dal pubblico.
I suoi dipinti erotici, colorati e deliberatamente provocatori (già a partire dai titoli, che spesso erano dei giochi di parole o doppisensi) attirarono l'attenzione dei surrealisti, che cercarono di farne uno di loro; ma anche se firmò alcuni dei loro manifesti negli anni '50, Trouille mantenne sempre una certa distanza da loro, partecipando solo saltuariamente alle attività del gruppo. Del resto la sua stessa pittura, così libera, luminosa, piena di colore e che esaltava la libertà di costumi ne faceva un caso a parte nel movimento surrealista. La sua indipendenza ed il suo restare al margine della scena pittorica contemporeanea fecero sì che venisse dimenticato sia dai critici, sia dal pubblico.
Autore di un centinaio di dipinti, saltuariamente espose al Salon des Indépendants, un’esposizione annuale tenuta a Parigi dalla Société des artistes indépendants, costituita da Seurat e altri artisti nel 1884. Il Salon des Indépendants era ad accesso libero, nel senso che non esisteva una commissione selezionatrice e chiunque poteva esporre le proprie opere in cambio del pagamento di una quota d’iscrizione.
La sua unica personale tenutasi nel 1963 alla Galleria Raymond Cordier fu vietata “ ai minori di 18 anni e ai maggiori di 70." Questa mostra ebbe una storia incredibile, come raccontò la direttrice del museo.”Bisogna premettere che Trouille non amava la banalità e tutto ciò che gli acccadeva era strambo, divertente, perfino sconcertante… Nel 1962 una giovane donna italiana, Ornella Volta, pubblicò per Jean-Jacques Pauvert un’opera dedicata ai vampiri. Ella conosceva le opere del pittore, perché frequentava i surrealisti, e gli domandò se poteva riprodurre alcune sue opere per illustrare il suo lavoro. Lusingato, Trouille accetto e in occasione del lancio del manoscritto la donna gli propose di organizzare la sua prima retrospettiva e individuò anche il luogo adatto nel 6° arrondissement di Parigi: “La lanterne magique”, il negozio di un rigattiere specializzato in oggetti bizzarri, da circo. E così fu tra quell’ammasso di oggetti da baraccone che ella espose una dozzina di tele di Clovis Trouille, che tutti gli intellettuali e gi artisti di Parigi si affrettarono ad andare a vedere. ”Delle tele esposte in mezzo a decine di pipistrelli in carta di seta grigia o nera, ritagliati dal loro autore… "
La sua unica personale tenutasi nel 1963 alla Galleria Raymond Cordier fu vietata “ ai minori di 18 anni e ai maggiori di 70." Questa mostra ebbe una storia incredibile, come raccontò la direttrice del museo.”Bisogna premettere che Trouille non amava la banalità e tutto ciò che gli acccadeva era strambo, divertente, perfino sconcertante… Nel 1962 una giovane donna italiana, Ornella Volta, pubblicò per Jean-Jacques Pauvert un’opera dedicata ai vampiri. Ella conosceva le opere del pittore, perché frequentava i surrealisti, e gli domandò se poteva riprodurre alcune sue opere per illustrare il suo lavoro. Lusingato, Trouille accetto e in occasione del lancio del manoscritto la donna gli propose di organizzare la sua prima retrospettiva e individuò anche il luogo adatto nel 6° arrondissement di Parigi: “La lanterne magique”, il negozio di un rigattiere specializzato in oggetti bizzarri, da circo. E così fu tra quell’ammasso di oggetti da baraccone che ella espose una dozzina di tele di Clovis Trouille, che tutti gli intellettuali e gi artisti di Parigi si affrettarono ad andare a vedere. ”Delle tele esposte in mezzo a decine di pipistrelli in carta di seta grigia o nera, ritagliati dal loro autore… "
Nel 1969 fu contattato da Kenneth Tynan, che volle prendere in prestito il titolo di uno dei suoi dipinti per una rivista erotica d’avanguardia a Broadway, anzi Off-Broadway: si trattava di “Oh! Calcutta! Calcutta!”, uno dei primi spettacoli con nudo integrale di ambo i sessi messo in scena, da cui fu tratto anche un omonimo film di scarso successo (Martin Guillame Aucoin, USA, 1972). Il titolo dello spettacolo derivava dall’opera “Oh! Calcutta” che pronunciato lentamente è la trasposizione della frase "o quel cul t'as!", per assonanza "oh quel beau cul que vous avez”. Il dipinto fu riprodotto sul sipario e Trouille ne ricavò delle cospicue royalties e una gloria di breve durata.
Clovis Trouille detestava separarsi dalle sue tele. Il suo più grande collezionista, quello che parla meglio di lui, è Daniel Filipacchi, editore e proprietario di testate giornalistiche, che raccontò sull’Arts magazine come, per poter avere alcuni dipinti del maestro, si dovesse accettare di restituirglieli regolarmente... "Clovis Trouille non voleva vendere nulla. Mi sono offerto di fare un libro su di lui. Siamo diventati amici e mi ha ceduto un dipinto con due suore che si baciano. Poco dopo mi chiama e mi chiede di riportargli la tela ... ero un po’ inquieto perché credevo che stesse cercando di recuperarla. Mi ha semplicemente detto che voleva tenerla un paio di giorni e quando me l’ha restituita, le aveva aggiunto qualcosa: la suora che si intravede dal buco, affascinata dalla scena del bacio tra le due suore. Un anno dopo mi chiede di dargliela di nuovo. E ancora una volta la tiene per parecchi giorni. Quando me la ridà ha aggiunto due piccoli libri di preghiera caduti a terra. Una terza volta, Trouille mi fa sapere che vorrebbe aggiungere ancora un piccolo dettaglio alla sua opera "incompiuta". Questa volta trattiene la tela piuttosto a lungo e quando me la rende non noto subito questo "piccolo dettaglio": un neo sulla coscia nuda di una delle suore.”
Clovis Trouille detestava separarsi dalle sue tele. Il suo più grande collezionista, quello che parla meglio di lui, è Daniel Filipacchi, editore e proprietario di testate giornalistiche, che raccontò sull’Arts magazine come, per poter avere alcuni dipinti del maestro, si dovesse accettare di restituirglieli regolarmente... "Clovis Trouille non voleva vendere nulla. Mi sono offerto di fare un libro su di lui. Siamo diventati amici e mi ha ceduto un dipinto con due suore che si baciano. Poco dopo mi chiama e mi chiede di riportargli la tela ... ero un po’ inquieto perché credevo che stesse cercando di recuperarla. Mi ha semplicemente detto che voleva tenerla un paio di giorni e quando me l’ha restituita, le aveva aggiunto qualcosa: la suora che si intravede dal buco, affascinata dalla scena del bacio tra le due suore. Un anno dopo mi chiede di dargliela di nuovo. E ancora una volta la tiene per parecchi giorni. Quando me la ridà ha aggiunto due piccoli libri di preghiera caduti a terra. Una terza volta, Trouille mi fa sapere che vorrebbe aggiungere ancora un piccolo dettaglio alla sua opera "incompiuta". Questa volta trattiene la tela piuttosto a lungo e quando me la rende non noto subito questo "piccolo dettaglio": un neo sulla coscia nuda di una delle suore.”
Appassionato di letteratura e di poesia, i suoi dipinti si nutrono di riferimenti letterari (“Le Bateau ivre“) e anche alla pittura classica, per esempio “Le rêve d’Alice” che rimanda a “L’embarquement pour Cythère” di Jean-Antoine Watteau.
Com’era Trouille nella vita? Lo scopriamo attraverso le parole del nipote Henri Lambert: “Qualcuno di assolutamente affascinante, che si comportava come un dandy. Amava i giochi di parole, ma non molto la volgarità”.Nel 2007 una retrospettiva ad Amiens ha ridato qualche notorietà a Trouille. Da allora è possibile trovare, soprattutto sul web, informazioni su questo pittore, che il poeta Lucas Ghérassim descriveva come "uno che è riuscito a piantare tra le cosce di Rousseau un paio gigante di palle".
Com’era Trouille nella vita? Lo scopriamo attraverso le parole del nipote Henri Lambert: “Qualcuno di assolutamente affascinante, che si comportava come un dandy. Amava i giochi di parole, ma non molto la volgarità”.Nel 2007 una retrospettiva ad Amiens ha ridato qualche notorietà a Trouille. Da allora è possibile trovare, soprattutto sul web, informazioni su questo pittore, che il poeta Lucas Ghérassim descriveva come "uno che è riuscito a piantare tra le cosce di Rousseau un paio gigante di palle".
Dopo una vita relativamente tranquilla, per un anarchico ossessionato dal sesso e dalla morte, Clovis Trouille morì a Parigi il 24 settembre 1975 all'età di 86 anni. Se davvero spettri di donne nude ballano tutta la notte intorno alla sua tomba, come da lui immaginato nel dipinto "Mon tombeau”, non ci è dato sapere…
La sede dell’associazione Clovis Trouille si trova à l’Isle Adam, mentre questo è il sito web ufficiale. Una ventina di opere di Trouille sono attualmente esposte alla Halle Saint Pierre di Parigi: la mostra “HEY! modern art & pop culture - 66 ARTISTES INTERNATIONAUX & 3 COLLECTIONS PRIVÉES”, nata dalla collaborazione tra il museo e la rivista HEY!, è stata inaugurata il 15 settembre 2011 e terminerà il 4 marzo 2012.
I passaggi che seguono sono estratti da una lettera di Trouille a Mirabelle Dors e Maurice Rapin:
Clovis Trouille - La gloire est-elle posthume?
[…] Fui arruolato il 2 Agosto 1914 e partii per Sens, e fui congedato solo nel 1919. Fummo una generazione sacrificata. Privata di amore a quell’età.
Non conoscevamo la vita e già ci si mandava a morire. Esitavo ad obbedire a quegli ordini infami. Non volevo morire in guerra. Dichiarai guerra alla guerra. Ne sono uscito abbruttito dai pericoli scampati, il cuore pieno di rabbia e odio per coloro che ci hanno sacrificato arricchendosi alle nostre spalle, come gli ufficiali imboscati nelle retrovie.
È vero, in guerra ho sofferto troppo, assolutamente, per non indignarmi al pensiero dei miei anni migliori persi così, e alle conseguenze nefaste che me ne sono derivate.
Ripresi a lavorare nella pubblicità e scioccamente mi sposai subito, con la prima venuta, dal pessimo carattere. Mi diede due figlie in due anni di matrimonio. Primo motivo di risentimento di mia suocera, cui con abitavamo (grave errore), che già immaginava la casa piena di maschietti. In seguito dovetti divorziare (peccato di gioventù) e persi una figlia di 12 anni. Non ho mai potuto superare questa disgrazia irreparabile. Tuttavia, quando vedo la figlia che mi è rimasta, Alice, mi riconcilio con la vita. È incredibile e meraviglioso per me. Separato dai miei figli e ridotto a vivere in una camera ammobiliata, non ho potuto ricominciare a dipingere fino a quando nel 1925 non ho incontrato la mia attuale compagna, che mi ha sollevato dalle incombenze domestiche […] e creato un ambiente adatto al mio lavoro. Quella fu l’epoca di “Remembrance” e “La Partouze”. Arte iper realistica, perché costituita da un insieme di elementi sovversivi che creavano una realtà più vera del vero [...].
Gli impressionisti avevano torto in merito alla propria concezione della luce. Bisogna diffidare del bianco, la luce è incolore. L’Olympia di Manet non ha mai eccitato nessuno, cosa che Cèzanne comprese bene quando disse: “Sono stato fiero di me il giorno in cui mi sono reso conto che non potevo dipingere il sole con i miei colori, che non potevo che rappresentarlo. L'esperienza dell’Impressionismo doveva essere fatta, ma per essere poi abbandonata. Bisogna semplicemente basarsi sulle opportunità che offrono i bellissimi colori chimici a disposizione oggi e vedere che profitto si può trarre dal loro contrasto o dal loro accordo. Ma la concezione della luce, mentre i colori cambiano, si ingialliscono o anneriscono con il tempo. Che errore! […] Mi rendo conto che la donna acquista il suo sex appeal mettendosi in mostra alla luce del sole. Ieri, una ragazza stupenda si è mostrata a me sulla spiaggia, nelle posizioni più erotiche, lasciando praticamente nulla all’immaginazione. E io non avevo occhi che per una suora in bianco che era dietro la ragazza e sorvegliava un gruppo di bambini che faceva il bagno, era piuttosto con lei che avrei voluto fare l'amore, lei che mi incitava a uno stupro divino.
Io sono per la magia nera, per il personaggio maledetto. Respingo la morale della società borghese, l'impostura della religione, la morale dei suoi sacerdoti, mentre io desidero una società senza frontiere […]
Cari amici affrettatevi a vedere la bellezza delle opere del passato, perché purtroppo non vedremo la bellezza di domani, saremo morti, cari amici.
Il tuo amico affettuoso e sincero,
Clovis Trouille
Che dire? Semplicemente magnifico! Amo questo tipo di concezione cromatica e questo modo di giocare con l'eros, molto batailliano. Ho pensato subito anche a Pierre Molinier, ma potrebbe benissimo essere, perché no?, la controparte oscura di Umberto Brunelleschi.
RispondiEliminaUn personaggio incredibile questo Trouille. Anarchico e anticlericale, non mi stupisce affatto che in Italia nessuno lo abbia mai sentito nominare. Non ricordo più, dopo tanto tempo, come feci a scoprirlo. Ricordo però che ne fui immediatamente affascinato. Trascorsi intere ore immerso in queste immagini, alla ricerca di quel nuovo piccolo particolare che si svelava ad ogni successiva visione...
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