martedì 21 agosto 2012

Two Earths

Lo specchio. Ogni immagine riflessa in uno specchio, anche se apparentemente uguale, viene distorta: la parte destra diventa la sinistra e la realtà si trasforma in realtà illusoria, in un mondo rovesciato. Ma quale dei due mondi è davvero rovesciato? Quello che vediamo nello specchio o il nostro?  Chi sono veramente gli abitanti della realtà che si trova dall’altra parte dello specchio? Chi è quell’individuo a noi gemello, colui che guardiamo negli occhi tutte le mattine quando ci radiamo o ci laviamo i denti? Potrebbe essere qualcosa di più rispetto ad una semplice immagine di noi stessi? E se fossimo noi a vivere dalla parte sbagliata dello specchio? Se fossimo noi l’immagine riflessa di un’altra realtà? Quante volte questo pensiero si è affacciato alla mia mente. Lo specchio mi ha sempre lasciato una strana sensazione di inquietudine. C’è qualcosa che non capisco e che quasi ho paura a capire.  Ma non è di questo che volevo parlare oggi. Almeno, non solo di questo. Volevo parlare di una singolare teoria che qualcuno mi ha proposto quando ero bambino, che sembra non c’entri nulla ma…
Si ritiene che il nostro Sistema Solare sia stato ormai perfettamente mappato. Conosciamo tutti i pianeti e tutti i loro maggiori satelliti. Forse non abbiamo ancora chiarito se Plutone sia “tecnicamente” un pianeta o solamente un grosso sasso, ma  perlomeno fino a Nettuno ci siamo. Le conferme ci sono arrivate da decenni di sonde spaziali mandate a raccogliere immagini per poi perdersi nello spazio infinito. Ma se ci sbagliassimo? Se stessimo guardando dalla parte sbagliata? Immaginate che vi sia un corpo celeste sulla nostra stessa orbita attorno al Sole, che si muove alla stessa velocità ma simmetricamente rispetto alla Terra: il Sole ce ne maschererebbe perennemente la vista. Teoria affascinante, no? Ricordo che qualcuno me ne parlò molti anni fa, quando ero ancora un bambino. Chi me lo riferì disse che aveva sentito questa storia da qualcun altro che a sua volta l’aveva sentita da qualcun altro ancora. Ci misi vent’anni per scoprire (quella che ora ho capito essere) la fonte di tale teoria: non è altro che la trama di un vecchio film di fantascienza del 1969 intitolato “Journey to the far side of the Sun”, conosciuto anche come “Doppelganger” e distribuito in Italia con il curioso titolo di “Doppia immagine nello spazio”. Scritto e prodotto da Gerry & Silvia Anderson, due vere pietre miliari della fantascienza, il film fu diretto da tale Robert Parrish, un onesto mestierante che sarà ricordato (ma anche no) per una manciata di B-movies, il più famoso dei quali è “Lo sperone insanguinato”, un western del 1958 interpretato un giovanissimo John Cassavetes. Fu invece la carriera di montatore che donò a Robert Parrish le sue maggiori soddisfazioni: addirittura un Premio Oscar nel 1947 e una candidatura nel 1949. “Ero convinto che l’idea fosse davvero interessante” racconta in un’intervista Roy Thinnes, che nel film interpreta la parte del protagonista, il colonnello Ross. “Sebbene oggi, grazie ai nostri progressi nelle esplorazioni spaziali, sappiamo che non c’è nessun pianeta dalla parte opposta del Sole, a quei tempi l’idea era perfettamente concepibile e, devo ammetterlo, mi faceva venire i brividi”.

Il film racconta della scoperta di un nuovo pianeta nel nostro sistema solare, rimasto invisibile a noi per i motivi suddetti. Il consiglio europeo per le esplorazioni spaziali suggerisce l’esplorazione del pianeta ma nessun governo, né in Europa né in America, è disposto a finanziare il viaggio. Il rischio è quello di farsi battere sul tempo dagli storici rivali, i Sovietici, quasi certamente ad un passo dalla medesima scoperta. La prima metà del film si dilunga parecchio su queste vicende di (chiamiamola così) politica internazionale, rendendo la visione decisamente pesante. Questo a mio parere è il grosso handicap di “Doppia Immagine”. Quei pochi spettatori che saranno ancora svegli dopo la prima mezz’ora verranno tuttavia ampiamente ricompensati. Il colonnello Glenn Ross, un esperto astronauta americano (il primo a mettere piede su Marte), riesce infine a partire in compagnia di un astrofisico inglese, John Kane: personaggio tutto sommato di secondo piano, al quale la storia riserverà una prematura quanto stupida morte.

Oggi fanno davvero sorridere le grossolane esagerazioni, tipiche della fantascienza anni Sessanta, che caratterizzano il film. Un esempio su tutti è la pretesa di poter andare e tornare in sole 6 settimane. Con la tecnologia attuale una simile impresa richiederebbe almeno un paio di anni. Ma questa è fantascienza, non dimentichiamolo: una navicella in grado di spostarsi alla velocità della luce potrebbe completare il tutto in una mezz’oretta al massimo (il Sole dista da noi 8m20sec/luce). Dopo tre mesi di stasi criogenica (non proprio, ma qualcosa del genere), i nostri astronauti giungono come previsto in prossimità del pianeta. Da questo momento in avanti il film supererà la soglia della mediocrità, riuscendo a sviluppare una trama che lo consegnerà meritatamente all’olimpo dei capolavori. Il nuovo pianeta sembra essere in tutto e per tutto la Terra. Tutto è uguale. Cose e persone. Ross verrà ricevuto dagli stessi individui che avevano salutato l’inizio della sua impresa solo tre mesi prima, dai quali verrà accusato di aver abbandonato la missione e invertito la rotta. Ma stranamente il sistema di navigazione di bordo non ha registrato alcuna anomalia. Ben presto l’orribile ipotesi si fa largo nella mente di Ross: il pianeta misterioso non è altro che un duplicato esatto della terra. Le persone che ci sono qui sono un duplicato esatto della gente della Terra. Lui stesso, o meglio il suo doppio, è partito da qui tre mesi prima e ora si trova sulla “sua” Terra, con i suoi amici e la sua famiglia, probabilmente smarrito e confuso quanto lui. Ma l’incubo non finisce qui. Ross si accorge che le scritte, gli orologi e altri oggetti sono al contrario e che per vederli secondo la visione “classica” deve metterli davanti a uno specchio. In poche parole scoprirà un mondo letteralmente alla rovescia. Un mondo dove nessuno crede alle sue deliranti affermazioni. Un mondo apparentemente normale che diverrà ai suoi occhi di giorno in giorno sempre più ostile. Si potrebbero azzardare analogie con altri classici quali “Essi vivono” o “L’invasione degli ultracorpi”, ma forse l’accostamento sarebbe un po’ forzato.

Un mondo alla rovescia, quindi. Un mondo esattamente come quello che noi stessi tutte le mattine, mentre ci radiamo o laviamo i denti, osserviamo con indifferenza nello specchio di fronte a noi. Chi è quella persona dall’altra parte? È davvero solo un’immagine? Ross sembra pensarla diversamente quando guarda se stesso e il mondo al di là dello specchio, il mondo che gli apparteneva, il mondo dove la destra è la destra e la sinistra è la sinistra. E quell’uomo che sembra ricambiare il suo sguardo? Quel volto che esprime il suo stesso disagio, le sue stesse perplessità, la sua stessa malinconia? È davvero solo un’immagine, oppure sta veramente guardando negli occhi colui che adesso abita nella “sua” casa, si lava i denti nel “suo” bagno, dorme nel “suo” letto, fa l’amore con “sua” moglie…? Film raccomandatissimo, per amanti della fastascienza e non.

P.S.: Il presente articolo viene pubblicato oggi in contemporanea anche sulla blogzine IL FUTURO E' TORNATO


6 commenti:

  1. Il rapporto con lo specchio può essere tragico per la propria identità, lo specchio ti mette in crisi: sono oltre o sono qui? La Terra rovesciata è un po' questo e il Sole sembra fare da schermo (le due Terra non si vedono) ma anche da specchio.

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    1. Riflettere significa interpretare le esperienze passate in una luce nuova. Ecco perché lo specchio ci mette in crisi...

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  2. Letto e commemtato dall' altra parte..:)

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  3. Segnalo che la recensione appare anche su Terre di Confine Magazine #1, pagine 100-105 ^____^
    http://issuu.com/terrediconfine/docs/tdc1

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