Nemmeno il tempo di gustare tutti gli antipasti, dicevo in chiusura del post precedente, e l’Osmìza di Darko Zagar chiude già i battenti. Peccato davvero che il racconto di Julian Gudowski sia così breve ma, come detto, non avrebbe potuto essere altrimenti. Rimane tuttavia in bocca al sottoscritto un retrogusto strano, la vaga sensazione di un sapore che, un po’ come l’Osmìza di Darko Zagar, si è rapidamente perduto. La mia curiosità mi spinge quindi a volerne sapere di più. Così come i protagonisti de “L’Osmìza”, anch’io non posso che cercare di rinnovare l’esperienza appena terminata e allora, come mi capita di fare di tanto in tanto, prendo carta, penna e calamaio e mando un messaggio a Julian Gudowski. Mi piacerebbe innanzitutto saperne di più sulle osmize, questi luoghi leggendari non solo dal punto di vista letterario ma soprattutto da quello culinario. Mi piacerebbe saperne di più sul territorio del Carso e su ciò che ha spinto un suo abitante ad ambientarci un racconto horror. Per quanto riguarda il primo punto mi viene già in grande aiuto il web, sul quale ho recuperato una tonnellata di informazioni e, soprattutto, una miriade di immagini meravigliose, alcune delle quali ho inserito a corredo di questo post. Non so che effetto facciano a voi tutti quei taglieri di salumi e formaggi ma, per quanto mi riguarda, sento un irrefrenabile desiderio di ingrassare di dieci chili. Ma tutto ciò mi sta facendo perdere di vista lo scopo primario di questo post, che è quello di sentire cosa ha da raccontarci l'autore de "L'Osmìza", vale a dire Julian Gudowski, al secolo Giuliano Cossu (cognome tipicamente triestino, qualcuno di voi avrà certamente osservato). Come dicevo gli ho inviato un messaggio e quello che ne segue è il resoconto di una breve quanto simpatica chiacchierata.
T.O.M.: Ciao Julian, e benvenuto su Obsidian Mirror. Iniziamo subito dal principio. Julian Gudowski, scrittore, graphic designer o che altro? Come ti definisci e, già che ci siamo, cosa ti piacerebbe fare da grande?
J.G.: Ciao e grazie a te per l’ospitalità! Dunque, sono un graphic designer con vari interessi e “pulsioni creative”, più o meno velleitarie. Adoro il cinema e la letteratura di genere, in particolare il noir e l’horror. Mi piace scrivere, ma temo che non basti questo per definirmi “scrittore”, allo stesso modo in cui possedere una bicicletta non fa di me un ciclista. Diciamo che ci provo, cerco di fare del mio meglio. Ritengo “L’Osmiza” un piccolo tentativo ben riuscito, che mi ha portato soddisfazioni inaspettate, considerato che sono un self publisher esordiente.
T.O.M.: A conti fatti, per essere la prima esperienza di un self publisher direi che non è andata affatto male. Sulla genesi de “L’Osmìza” hai già speso un paio di parole sul tuo sito, parole che come avrai notato ho già saccheggiato per la prima parte di questo articolo. Perché non ci racconti magari qualcosa di più? Come è nata e maturata in te l’idea di scrivere un horror e quali sono state le tue fonti di ispirazione (non dirmi solo “Non aprite quella porta” perché non ci credo) ^_^
J.G.: L’idea, molto banalmente, è nata in osmiza, davanti a un tagliere di affettati e una brocca di vino. Alcune osmize non sono facilissime da trovare. Ci si arriva percorrendo stradine in mezzo al Carso, talvolta il telefono si aggancia alla rete slovena e non prende. Mi sembravano ottimi ingredienti per un horror. Il Carso in sé è un set perfetto l’orrore, da molti punti di vista: storico, geologico, naturalistico.
Non saprei isolare delle singole fonti d’ispirazione. Ho attinto da un mix di influenze. Esperienze personali e autori di riferimento, non solo horror. L’inevitabile Stephen King dei tempi d'oro, Brian Keene, Joe R. Lansdale, Jack Ketchum, Dan Simmons, Elmore Leonard, Carl Hiaasen, Jason Starr, James Ellroy. E poi diversi film. Dopo aver finito il racconto, mi sono reso conto che forse ha alcuni elementi in comune con “La casa dei 1000 corpi”. In particolare una prima parte divertente che, con il procedere della storia, scivola nell’orrore e nel grottesco.
T.O.M.: Avrei scommesso tutti i miei averi che c'era qualcosa di Stephen King nel tuo racconto. Stavo per chiedertelo direttamente, ma ho preferito aspettare che lo dicessi tu, dando quindi certezza a quella che era solo una mia supposizione. Stephen King ha sempre amato inserire i suoi personaggi in un ambiente rurale e, anche qui da noi, si parla tanto ultimamente di “gotico rurale”, definizione che deriva dall’omonimo romanzo di Eraldo Baldini. Tu invece definisci il tuo lavoro come “horror carsico” che, mi sembra di aver capito, è un termine che hai coniato tu stesso. Spiegaci meglio il significato di “horror carsico”: quali sono, voglio dire, le sue caratteristiche? Vedi qualche punto di contatto tra horror carsico e gotico padano?
J.G.: Non conosco l’opera di Baldini, ma immagino che dietro a definizioni come “gotico rurale” (o nel mio piccolo, “horror carsico”) ci sia la volontà di dimostrare che possano esistere buone storie dell’orrore ambientate nella provincia italiana.
Un “horror carsico” amalgama nelle giuste dosi gli stilemi dell’horror americano e inglese con le tradizioni e il territorio della provincia di Trieste. Possibilmente senza risultare troppo “provinciale”. Il risultato è un b-movie sul Carso: divertente, estremo e con personaggi sopra le righe.
T.O.M.: Di personaggi sopra le righe se ne incontrano parecchi nell'osmìza di Darko Zagar, a partire dal proprietario stesso fino all'ultimo dei commensali. Tra l'altro ne “L’Osmìza” incontriamo un personaggio che tu chiami “Baba Jaga”, una figura chiaramente presa a prestito dalla mitologia slava. Se non ricordo male era una vecchia mangiatrice di bambini, come la strega di Hansel e Gretel….
J.G.: Come puoi immaginare, ho stravolto il personaggio di Baba Jaga senza alcun rispetto, razziando qua e là gli elementi che mi facevano più comodo per la storia. I filologi della mitologia slava mi perdoneranno.
T.O.M.: Ti perdoneranno senz'altro, anche se posso confermare che ne hai trasfigurato l'essenza in maniera impietosa. La tua Baba Jaga è tra l'altro protagonista di una delle scene più cruente dell'intero racconto, una scena che mi piacerebbe raccontare, ma non vedo come potrei farlo senza spoilerare. Mi è sembrato, tra l'altro, di vedere in poche pagine tantissima carne al fuoco. Viene quasi da pensare che, per qualche motivo, tu abbia voluto concentrare tutte le tue idee in un solo breve racconto. Significa che hai già deciso che “L’Osmìza” debba rimanere un caso isolato oppure, al contrario, possiedi un serbatoio di idee vasto come il mondo?
J.G.: L’intenzione era omaggiare il genere che amo. L’ho fatto in modo sincero ma forse un po’ ingenuo, con l’ingordigia di un bambino che scorrazza libero in un negozio di caramelle. Penso però che il tono da horror comedy giustifichi questa abbondanza.
Spero che “L’Osmiza” non resti un caso isolato, tempo e pigrizia permettendo! Ho in cantiere un nuovo horror carsico di più ampio respiro, ma purtroppo sono ancora in alto mare, per cui è meglio se non mi sbilancio troppo.
T.O.M.: Non diciamo nulla per scaramanzia quindi, anche se devo ammettere che un pizzico di curiosità è riuscita ad infiltrarsi tra i miei bit. Ultimissima domanda e poi, giuro, la smetto di importunarti. Anzi, no. Invece di una domanda facciamo che ti lascio il campo completamente aperto. Questo è lo spazio dove puoi andare a ruota libera, dove puoi raccontarci i tuoi progetti presenti e futuri, dove puoi farti tutta la pubblicità che vuoi, anche in maniera spudorata.
J.G.: Ahimè, al momento non ho progetti degni di nota da spammare (a parte EHI VOI! LEGGETE “L’OSMIZA”!). Dunque mi limito a ringraziarti ancora per aver dedicato un articolo così corposo al mio raccontino. Sono onorato. Tra l’altro, è stata la mia prima intervista!
T.O.M.: Sarà sicuramente la prima di una lunga serie. Questo è il mio augurio e, ne sono certo, anche l'augurio di chi si è fermato a leggere questa pagina web. Non mi resta che ringraziarti e, a beneficio di tutti coloro a cui ho (in)volontariamente stuzzicato la curiosità, ricordo che è possibile raggiungerti tramite la tua pagina web ufficiale, sulla quale si trovano anche i link per raggiungerti sui maggiori social network oltre che, ovviamente, il link per l'acquisto dell'ebook "L'Osmìza: Orrore sul Carso".
Beh, l'intervista è molto piacevole e incuriosisce parecchio!
RispondiEliminaUn horror carsico ha un suo fascino, eccome: a me scatena parecchie fantasie!
(Quelle immagini mi stanno facendo venire una fameeee! *__*)
Le immagini le ho scelte apposta per stuzzicare l'appetito. Spero solo non ci siano troppi vegani tra i miei lettori...
EliminaNessuno che abbia mai proposto un horror vegano...
EliminaAh no, in effetti ne conosco più di uno adesso che ci penso...
Nell'horror fanno molto più effetto le bistecche al sangue piuttosto che i cespi di lattuga....
EliminaCiao Obsidian :) Non sono purtroppo appassionata di horror (anche se ci sto provando a superare questa repulsione), ma devo dire che vedere quei piatti in foto fa interessare all'argomento *__* Per causa tua non guarderò mai più un piatto di salumi nello stesso modo, sappilo...
RispondiEliminaMi unisco al tuo augurio finale e sono certa che avrà successo (non ve la prendete però, se ammetto che io non sarò una delle lettrici del progetto in questione, anche se mi sono incuriosita XD).
Ti vorrei comunicare che ti ho scelto per il Liebster Award. Lo trovi al link http://naturachecicirconda.blogspot.it/2015/03/secondo-liebster-award-per-la-natura.html
Buona notte
Poiana
Lo speciale sui "Whispering Corridors" che è iniziato oggi potrebbe aiutarti a superare le tue fobie... non troverai davvero nulla di traumatico. Davvero non toccherai più un affettato? A me viene fame ogni volta che riguardo queste immagini... eheheh.
EliminaPiù tardi passo a ritirare il premio! Grazie per la bella sorpresa!
Be', non mi resta che leggere e provare.
EliminaPer quanto riguarda gli affettati, non li GUARDERO' più nello stesso modo...mentre li starò mangiando :D Ci vuole altro per distogliermi dai salumi, soprattutto se derivano da maiale nero *__*
Di nulla e a presto ^^
Ahahah.. c'era il trucco eh?
EliminaNonostante le foto sono riuscito a leggere l'intervista :D
RispondiEliminaIl post precedente mi aveva incuriosito, ma è con questa intervista che "L'Osmiza: orrore sul Carso" entra nelle lista delle letture da fare ^^
Lista delle letture che immagino sia lunghissima, no?
EliminaFatto conto veloce e ho una 60ina di libri in lista, ma non sono tutti da leggere assolutamente, ci sono quelli da avere in cartaceo, quelli per cui va bene l'ebook, quelli da prendere solo se calano di prezzo e quelli ancora in fase di valutazione.
EliminaSe la lista si dovesse allungare, probabilmente passerò dalla agendina ad usare excel o access :D