martedì 12 giugno 2018

Da donna a strega: Caotica Ana

L'INTRODUZIONE SI TROVA QUI

Prendendo spunto dal folclore italiano, nello scorso articolo abbiamo visto una breve panoramica di quelle creature che, in quanto tarda espressione di un’antica tradizione di divinità femminili agresti, di notte, tempo deputato agli spiriti, lavano lenzuoli funebri, e se non lavano tessono gli umani destini.
Le analogie con lavandaie e filatrici notturne e con messaggere di morte del resto d’Europa sono lampanti, e in particolare con quelle rintracciabili nel folclore di Irlanda, Scozia, Galles, Bretagna, tutti luoghi di comprovata e duratura influenza celtica.

Senza entrare nel dettaglio, due sono le cose da sottolineare. La prima è che alcune di queste figure femminili, come le Agane, vivevano in piccoli nuclei di tre guidati da una “madre” o “sorella maggiore”, denominata sovente anche badessa o priora. Un’altra peculiarità che le accomuna a figure mitiche di solito rappresentate come triadi, oppure dai triplici attributi: le Parche; le Moire; le Norne; le Matres; Core/Persefone/Ecate, a propria volta raggruppate nella figura “una e trina” di Demetra, che racchiude in sé la vergine, la madre e l’anziana, ovvero le tre fasi della vita della donna; la celtica Brigit, o Brighid; eccetera.

La seconda è che proprio quest’ultima, Brigit, è spesso identificata con un’altra divinità che in gaelico moderno è chiamata Dana, Dé Ana o Ana, ma anticamente portava il nome di Danu, ed era una sorta di Grande Madre del pantheon dei celti. Ebbene, la figura di Danu è ancora in gran parte avvolta nel mistero e fin dal nome, che alcuni fanno risalire all’omonima divinità vedica delle acque, la cui radice ha dato il nome a molti fiumi (Danubio, Dnepr, Don, e così via).
Ma ciò che più ci interessa in questa sede è che il morfo -ana è contenuto in molti dei nomi del folclore che abbiamo incontrato di recente (di molti, cioè, di quelli che sono giunti fino a noi: come, di nuovo, quello di Agana). Certo non vi sarà sfuggita la somiglianza fonetica tra Dana/Dé Ana e la dea romana Diana, e non è dunque troppo azzardato affermare che queste dee furono le progenitrici di una serie di figure femminili che, perso ogni attributo divino o semi-divino, assunsero poi il nome di streghe.
Ci torneremo su in seguito, o almeno questa è la mia intenzione: ora però, se me lo concedete, farò una piccola digressione che riguarda un curioso film spagnolo del 2007 dal titolo "Caótica Ana" ("Chaotic Ana") di Julio Medem, che vanta nel suo cast anche la mitica Charlotte Rampling.

Questo film è per me la prova tangibile che nella vita sono all’opera forze di cui spesso non siamo neppure consapevoli, perché assumono in tutto e per tutto l’aspetto di coincidenze. Medem aveva una sorella pittrice, i cui quadri sono stati utilizzati durante le riprese del film; Ana, questo il suo nome, morì nel 2001 in un incidente d’auto. Il film è dedicato a lei e forse aspirava ad essere qualcosa di molto intimo, ma ha finito per assumere un valore universale, perché la Ana filmica ha finito per incarnare l’archetipo del femminino, l’amorevole madre dell’umanità finalmente libera dal giogo maschile. Ma per spiegare cosa intendo, occorre parlare in breve della trama.
Justine, una ricca mecenate, è in vacanza a Ibiza quando incontra Ana, una ragazza appena maggiorenne che vive con il padre in una caverna (una vera grotta, benché non priva di comfort). Ana è una hippie e dipinge bene, anche se in modo acerbo. Intuito il suo potenziale, Justine si offre di ospitarla nella sua casa di Madrid, nella sua scuola/comune per giovani talenti, dove questi vivono in un clima di semi anarchia con l’unico obbligo di studiare la materia prescelta e perfezionarsi. Ana accetta l’offerta, senza sapere che questo cambierà radicalmente la sua vita. E difatti, nella casa incontra Said, un pittore di origine sahariana: fra i due si scatena un sentimento che lei scambia per amore a prima vista, ma che in realtà è riconoscimento karmico, perché fra i due c’è un legame (che verrà svelato solo più avanti) che risale a una vita precedente. Grazie all’ipnosi, Ana comincia a riportare a galla quanto accaduto alle sue passate incarnazioni, ma dopo breve tempo Said la abbandona, lasciandola nella più cupa disperazione. Quello che scriverò nel prossimo paragrafo potrebbe contenere degli spoiler un po’ più consistenti, per cui chi non avesse visto il film e intendesse vederlo dovrebbe astenersi dalla lettura.

All’inizio, Ana non pensa ad altro che a ritrovare Said, ed è così spaventata da quello che le sta accadendo da rifiutarsi di vedere le registrazioni delle sue sedute, anche perché i suoi ricordi si concentrano in prevalenza sulla sua morte, o meglio sulle sue morti, sempre violente e sempre avvenute per mano di un uomo a lei vicino. La “caotica” Ana possiede i ricordi di una moltitudine di vite precedenti, lì - un pelo sotto la superficie - dove la sua parte razionale cerca di tenerli relegati. In molte di queste vite Ana è stata una sciamana, o una sacerdotessa, il cui potere ha finito per scatenare su di sé l’odio e la violenza. Nel corso del film, che attraversa diverse epoche e continenti, vediamo Ana morire ancora e ancora, sempre all’incirca alla stessa età, 22 anni, e intuiamo che anche in questa vita il tempo in cui il suo destino si compirà è molto vicino.

È allora che l’interrogativo su chi sia davvero questa giovane donna si fa impellente. La mia risposta l’ho già scritta prima e credo che, oggettivamente, sia ovvia: Ana ha vissuto a lungo in una grotta sul mare, evidente rimando a quel grembo terrestre in cui le forze creatrici e rigeneratrici scorrono; è un’artista, possiede cioè in sé il dono della creazione, anche se non non nel suo pieno potenziale, un dono che non si perfezionerà finché lei non avrà compreso il peso del suo passato, scoperto la verità sul suo legame con Said e compiuto un viaggio “iniziatico” attraverso acque prima tempestose e poi via via più calme (la traversata in barca alla volta degli Stati Uniti).
Significativa è la conclusione, in cui Ana riesce finalmente a contrastare l’arroganza e la violenza maschile, a spezzare quel karma che la vedeva sempre vittima e a scrivere finalmente il suo finale, la chiusura di un cerchio (mitologico, per dirla col regista) e l’apertura di uno nuovo, e che fa del film è un omaggio a tutte le donne e alla loro capacità di rinascere perpetuamente dalle proprie ceneri. Al confronto tutto il resto (sottotesti politico-sociali, piccole incoerenze e semplificazioni) mi sembra francamente trascurabile.

15 commenti:

  1. Julio Medem è un grande regista che purtroppo, come capita sovente, è andato perdendo smalto con il passare degli anni e dei film. Questo "Caotica Ana" non è, secondo me, già più all'altezza di film come "Tierra" o "Gli amanti del Circolo Polare", ma rimane comunque opera degna di un grande regista.

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    1. Sapevo che avresti commentato qualcosa del genere, Ivano. :-)
      In effetti questo film mi ha lasciato un vago senso di incompiutezza, la sensazione che gli bastasse molto poco per diventare davvero memorabile. Solo un grande regista, comunque, è in grado di bilanciare profondità e leggerezza in modo così naturale come avviene in Caotica Ana.

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  2. Suona interessante. Attendo il prossimo post che immagino elaborerà maggiormente i simbolismi riscontrabili nelle scene del film.

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    1. Ehm... veramente no, Ariano, cambierò ancora direzione e dubito che tornerò ancora sul film di Medem (mi sembra anzi di averne già parlato più che a sufficienza). A mia discolpa devo dire che la decisione di inserire la digressione sul film è arrivata dopo che avevo già buttato giù una prima stesura di questa serie di post. Insomma se vuoi è stata un po' una forzatura, spero gradita ^_^

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  3. Non ho mai approfondito la mia conoscenza dei film di Julio Medem che è sul sommario andante, motivo per cui ho molto apprezzato questo post, il film è una cosetta che mi vedrei molto volentieri, grazie! Cheers

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    1. Grazie del gradimento, Cassidy, anche se come vedi non si è trattato di una vera recensione, come al mio solito. Questo non è forse il miglior flm di Medem, ma vale una visione. :-)

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  4. Non conoscevo quest'opera, cavolo... gli spagnoli ci sanno sempre fare con questi argomenti, non c'è che dire.
    Interessante la figura-archetipo, che ricorre in ogni cultura.

    Moz-

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    1. Gli spagnoli nel cinema decisamente ci bagnano il naso. Anche nel calcio, ma almeno lì le cose sono destinate a cambiare.

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  5. Mai approfondito, ma concordo sul fatto che in Europa gli spagnoli (assieme ai francesi) siano i migliori nel trattare queste tematiche.

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    1. Un po' in tutte le tematiche noi siamo rimasti indietro, caro Nick.

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  6. Mmmm superchicca intrigantissima! Grazie della segnalazione, me lo segno subito ;-)
    P.S.
    Lunedì 11 ti ho mandato una mail, l'hai ricevuta? E' un periodo che finisco in spam...

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    1. Oh sì, l'ho ricevuta. Scusa, oggi ti rispondo. Tra l'altro mi viene in mente che ho anche un'altra tua mail "pending"... (sono un disastro).

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    2. Per carità, ci mancherebbe, è che ho sempre paura di finire in spam, come purtroppo a volte accade. ;-)

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  7. I had seen this movie, I confess sometimes I didn't understand, but is so nice.
    -
    And thanks to put my blog on ur blogroll :D
    If you do a 120x60 banner I will put ur b in my blog too. Att Mortuus et Cruentum

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    1. Youb blog is so... cruentum. How could I not do it? Let me try to prepare a small banner... I will be happy to see it somewhere in your room. Thanks.

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