sabato 19 febbraio 2022

L'uomo ombra di Midlothian (Pt.4)

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Terri “Missy” Bevers, insegnante di fitness, viene trovata morta all’interno della Creekside Church of Christ. Una telecamera di sorveglianza offre le immagini di una misteriosa figura in divisa da poliziotto che si aggira nell’edificio solo mezz’ora prima dell’omicidio. Scagionato immediatamente il marito, che quella notte si trovava in un altro stato, i sospetti cadono sul suocero che, solo quattro giorni dopo il delitto, porta una maglietta sporca di sangue in lavanderia. 
Interrogato dagli inquirenti, il suo alibi si rivela subito inattaccabile. Anche Randy Bevers, come il figlio, si trovava in un altro stato al momento del delitto, e ancora una volta i biglietti aerei e il tracciamento del cellulare lo confermano. Per quanto riguarda la questione del sangue, Randy afferma che proveniva da un chihuahua ferito che egli aveva portato in una clinica veterinaria a Mansfield. Il veterinario e le analisi del DNA sulla maglietta confermano le parole del suocero di Missy. 
Anche la seconda pista sulla quale si sta indagando si interrompe quindi bruscamente. Pur trovando abbastanza curioso che i due personaggi più sospetti di questa vicenda fossero entrambi (e separatamente) fuori città al momento dei fatti, la teoria secondo la quale si tratti di un omicidio su commissione perpetrato da marito e suocero non mi convince. Non ci sono infatti veri elementi sui quali basarsi (non ci sono, per esempio, strani movimenti bancari), e la gelosia non sempre è la chiave che apre tutte le porte. Quello che a me pare evidente è che il soggetto ripreso dalle telecamere non ha affatto l’aspetto di un sicario professionista. E perché poi assumere un sicario che cammina come te?
Personalmente ritengo più probabile che il killer abbia scelto quel giorno proprio perché entrambi i membri maschili della famiglia erano lontani, eludendo in questo modo l’eventualità di vedere la sua vittima arrivare accompagnata. 
A proposito dell’andatura del killer, questa può essere tutto sommato piuttosto comune. Un individuo con quella particolare zoppia, derivante da piedi estroflessi, era stata infatti individuata anche osservando le riprese del funerale delle Bevers (tenutosi, con una sensibilità discutibile, proprio alla Creekside Church): caratterizzava, infatti, anche l’ex ufficiale di polizia di Lancaster Bobby Wayne Henry, un ex ufficiale tattico che, interrogato, non faticò ad ammettere di possedere ancora la sua vecchia divisa, anche se a suo dire non gli andava più bene. 

Elaborazione al computer degli occhi del killer, a confronto con i volti di Bobby Wayne Henry (a sinistra) e Randy Bevers (a destra)
Vent’anni prima Henry era stato sospeso dal servizio a causa di un’aggressione sessuale, per cui i sospetti nei suoi confronti erano assolutamente fondati, perlomeno in una prima fase delle indagini (senza contare il fatto che nel corso di una perquisizione presso la sua abitazione saltò fuori del materiale pedopornografico). Caso chiuso? Niente affatto. Il parere di un podologo forense, incaricato di confrontare la camminata di Henry con quella del soggetto nel video, non portò ad alcuna conclusione certa. Inoltre, Henry era alto 183 cm, decisamente un po’ troppo, e aveva anch’egli un alibi per la notte dell'omicidio (era a casa con la moglie). Si fece giusto quei 70 giorni di carcere per le schifezze trovate nella sua casa e fu infine rilasciato senza alcuna accusa. Siamo quindi nuovamente a un punto morto, o almeno così sembra. 

Il killer, o presunto tale, non ha lasciato dietro di sé alcuna traccia, le telecamere non riescono a svelare nulla se non la sua altezza approssimativa e le prime congetture degli investigatori si infrangono sotto un muro di alibi. L’andatura del soggetto ripreso dalle telecamere non era d’altra parte qualcosa su cui fare troppo affidamento, visto che, come è stato dimostrato, potrebbe dipendere da un paio di stivali fuori misura, indossati dallo stesso per non lasciare impronte che possano ricondurre a lui (se indossassi un paio di stivali di tre misure più grandi anch’io probabilmente camminerei così). Restano tuttavia numerose strade che vale la pena seguire, ma di queste parleremo più avanti perché in questo momento fa la sua comparsa sulla scena un nuovo video. Siamo a poche centinaia di metri dalla Creekside Church e le telecamere di sorveglianza di un negozio di attrezzatura sportiva, lo SWFA Outdoors, riprendono qualcosa di strano. Parlavamo in precedenza di quanto fosse importante la geografia dell’area, e la ragione è appunto la vicinanza tra i due siti, aspetto che potrebbe gettare una nuova luce sul caso. Notare che, a parte i due edifici, in zona non c’è assolutamente nulla, è praticamente un deserto. 

La vicinanza tra i due siti è un aspetto che potrebbe gettare una nuova luce sul caso. 
Sono circa le due di mattina del 18 aprile 2016, un paio d’ore prima dei fatti finora narrati. Un veicolo, identificato come una Nissan Altima del 2012, fa il suo ingresso nel parcheggio del negozio, a quell’ora completamente sgombro. La targa non è leggibile, ma questo aspetto immagino l’abbiate già intuito anche senza guardare il video. Appena entrato (ore 1:58) il veicolo spegne i fari, si ferma, riparte, si ferma nuovamente, si mette a lampeggiare verso il nulla, quasi come se stesse facendo dei segnali a qualcuno. Riparte, compie un intero giro dell’edificio, quindi si porta nel parcheggio antistante l’ingresso, compie una curva stretta e morbida e si ferma sotto un lampione, dove spegne i fari e rimane immobile per circa tre minuti. Dopodiché accende i fari, si rimette in moto e si dirige verso l’uscita, dove riprende la strada in direzione sudest (ore 2:04). La direzione presa, opposta alla Creekside Church, è ininfluente, visto che la Highway 287 è una strada a doppia carreggiata: un veicolo che vuole dirigersi alla Creekside Church deve per forza prendere quella direzione per poi, al primo varco, fare inversione e tornare indietro. Sono come detto le due di mattina di quella stessa notte, e agli inquirenti appare subito evidente una correlazione con quanto avvenuto poco distante un paio d’ore più tardi. Il veicolo non è identificabile, se non per quello che sembra un adesivo ovale, anch’esso illeggibile, applicato poco sotto la targa. Inutile dire che l’appello pubblico fatto al conducente della Nissan a farsi vivo e fornire spiegazioni alla polizia rimane inascoltato. La Nissan Altima, tra l’altro, è uno dei modelli di automobile più diffusi presso tutte le compagnie di noleggio, per cui si tratta davvero di cercare un ago in un pagliaio (una curiosità: Bobby Wayne Henry, l’ex poliziotto citato in precedenza, ormai scagionato, possiede per combinazione una Nissan Altima).

Il veicolo non è identificabile, se non per un adesivo ovale, illeggibile, applicato poco sotto la targa. 
Gli inquirenti cercano quindi un modo di dare un senso a quelle immagini e di trovare un nesso tra i due avvenimenti. Ci sono tra l’altro quasi due ore da riempire tra la scena del parcheggio e l’ora in cui il soggetto travestito da poliziotto appare nei corridoi della Creekside Church. Se quest’ultimo e il conducente della Nissan sono la stessa persona, cosa avrà mai fatto in quel lasso di tempo? Sappiamo con certezza che le telecamere di sorveglianza all’esterno della chiesa erano da tempo fuori uso, così come sappiamo che la cucina e l’adiacente caffetteria non erano sorvegliate. Si potrebbe quindi supporre che il conducente della Nissan si sia recato alla Creekside, abbia parcheggiato di fronte alle finestre della cucina poste sul lato nord (quindi invisibili dalla strada), abbia fatto irruzione e si sia semplicemente trattenuto lì, magari approfittandone per fare colazione. Ovviamente, questo non ha alcun senso. Perché correre il rischio, anche se minimo, di farsi sorprendere all’interno di una chiesa in piena notte? 
Una risposta sensata potrebbe essere quella che il killer abbia voluto verificare la presenza di un eventuale allarme silenzioso collegato alla centrale di polizia. Immaginate i fatti secondo questa logica: il killer si reca alla Creekside, rompe i vetri della cucina e, preoccupato da un eventuale sistema di allarme, si allontana rapidamente. Si porta poco lontano, nel parcheggio del negozio outdoor, dove resta in attesa. La posizione in cui sosta è strategica: da lì lui vede benissimo la strada, ma una siepe lo rende pressoché invisibile. Una volta rassicurato del fatto che nessun’auto della polizia è stata allertata, può tornare alla Creekside e fare colazione in tutta serenità. L’ipotesi, come starete per commentare, sta in piedi con lo scotch, ma è davvero quella più solida, fermo restando il fatto che la scena del parcheggio abbia davvero qualcosa a che fare con il caso. Un ultimo particolare: un SUV scuro viene visto lasciare il parcheggio intorno alle 4:30, ma la polizia non è stata in grado di identificare nemmeno quell'auto. Vi lascio qui sotto il video del parcheggio: provate voi a fare due ragionamenti e ad elaborare una vostra teoria. Nel prossimo e conclusivo post cercheremo insieme di tirare le somme.


6 commenti:

  1. C'è poco da fare, la regola in genere è quella: se si trovano elementi validi nelle prime 72 ore, pian piano si fa luce. Se dopo 72 ore ancora non c'è nulla, il caso diventa torbido. I cosiddetti "cold cases" risolti sono pochi, in proporzione a quelli che restano col punto interrogativo.

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    1. Il delitto perfetto evidentemente esiste, anche se molti sostengono il contrario. In questo caso si tratta di una serie infinita di fortunate coincidenze. Tutto avrebbe potuto andare storto, vista la dinamica dei fatti, ma nulla è andato storto. Nessuna telecamera è riuscita a cogliere i particolari giusti, tipo la targa del veicolo (chissà come mai quando io passo spedito davanti a un autovelox la multa mi arriva sempre puntuale).

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  2. Le immagini della telecamera sul parcheggio del negozio di attrezzatura sportiva sono incredibilmente nitide. Peccato non lo siano altrettanto quelle all'interno della chiesa.

    Sarò ripetitiva, ma anche qui, soprattutto le descrizioni di certi personaggi, mi hanno fatto venire in mente persone in cui mi imbattei in Texas.

    Secondo me potrebbe essere anche l'intuizione più banale: un'amante respinto. Se si collegano gli elementi ricavabili da questo video con quelli del video girato in chiesa e si stabilisce che si tratta del medesimo individuo e che questi è l'assassino, bisogna ammettere che c'è stato un buon lavoro di premeditazione.

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    1. La soluzione dell'enigma è da qualche parte all'interno della fitta rete di relazioni della Bevers. Un amante tradito? Una moglie che ha scoperto un marito fedifrago e da deciso di eliminare l'interferenza? Sono tutte ipotesi assolutamente plausibili ma il punto, secondo me, è che un assassino mosso dalla gelosia non può non commettere errori. E qui, a meno che non si sia trattata solo di una fortuna sfacciata, tornerebbe in auge il professionista e quindi il delitto su commissione...

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  3. Penso anche io che l'omicida faccia parte della cerchia delle frequentazioni della vittima, un ex amante o uno spasimante respinto. Certo che rimane strana l'assenza contemporanea dalla città sia del marito che del suocero. Però le coincidenze a volte accadono sul serio.

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    1. Può essere una coincidenza oppure il killer sapeva che erano entrambi lontani e ne ha approfittato, avendo così la sicurezza che la sua vittima non si presentasse accompagnata. La vera domanda a cui non saprei rispondere è che bisogno c'è di andare a pescare in Mississipi, prendendo pure un aereo, a mille chilometri di distanza? Non c'erano posti più vicini?

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