martedì 1 febbraio 2022

Da donna a strega: prostituzione sacra

Ishtar
L'INTRODUZIONE SI TROVA QUI

In tempi molto remoti, nei riti magici che inscenavano i sacri sponsali il ruolo più controverso dovette essere quello della donna. Perfino i Greci, che ancor oggi consideriamo la popolazione più evoluta del mondo antico, erano irritati dall’autosufficienza erotica della donna, ma soprattutto dal potere che da questo derivava, e che Galeno non mancò di minimizzare nella famosissima teoria fisiologica che vedeva nella sessualità femminile qualcosa di imperfetto. 
A differenza dell’uomo, la donna non ha bisogno di particolari stimoli per portare a termine l’accoppiamento, e la sua capacità di sedurre l’uomo-dio, e per esteso la natura, dovette essere fonte di grande meraviglia e di timore per gli antichi, perlomeno fra coloro che prendevano parte ai riti misterici e che verosimilmente formarono il nucleo primitivo della Chiesa cristiana. 
Con il tempo si arrivò a considerarlo alla stregua di un vero e proprio controllo mentale: dal fascinus nacque il concetto di “malocchio” per indicare l’attrazione irresistibile che le donne sono in grado di esercitare tanto sugli umani che sugli dèi. 
Quando si affermò il culto delle più grandi divinità del passato, la prostituzione rituale ne era parte integrante. Era il caso ad esempio della dea Astarte, la omologa semitica di Afrodite detta anche Baalath, della dea Ma, omologa anatolica di Cibele, e della dea persiana Anahita, omologa di Ishtar
Nei santuari di queste dee le donne, prima di sposarsi, dovevano prostituirsi agli stranieri e donare il ricavato al tempio. Anche le donne di sangue reale dovevano sottostare a questa regola; le stesse commemorazioni in onore di Adone, a Biblo, prevedevano di rasarsi completamente la chioma, e coloro che non volevano farlo dovevano concedersi agli stranieri e dedicare il ricavato ad Astarte
Gli autori che nella Bibbia inveiscono contro le meretrici (o meglio, coloro che nel tempo ne "rimaneggiarono" i testi) non calunniarono affatto queste donne e non inventarono nulla, ma si limitarono a stigmatizzare atti che, nel mondo pagano, costituivano la normalità e non avevano nulla di deplorevole. 

Jean-Léon Gérôme, Phryné devant l'Aréopage, 1861, olio su tela
Ai nostri giorni un tema come quello della prostituzione sacra genera ancora sconcerto, ma perché stupirsene? Superata l’età primigenia in cui uomini e dèi condividevano perfino il desco, il mito classico ci mostra che la divinità che entrava in contatto con gli uomini lo faceva per possederli o per stuprarli. Zeus, Poseidone, Apollo, Dioniso… per ognuno di loro l’umanità era una sorta di riserva di caccia; ognuno di loro si gettava sulle “prede” prescelte, non solo donne, per giacere con loro. È dagli stupri degli dèi che nacquero gli eroi... 
La demonizzazione del sesso nel cristianesimo e l’analogo discredito gettato sulla donna fu probabilmente un processo molto lento, le cui radici si trovano forse in un antico pregiudizio legato alla sua intemperanza sessuale, ma anche sulla convinzione che il suo valore individuale dipendesse essenzialmente dalla sua avvenenza (un pregiudizio duro a morire anche ai nostri tempi). A questo proposito, il mito è ricco di storie (quella di Elena e di Dalila fra tutte) che mostrano che la forza viene soggiogata dalla bellezza con esiti sempre nefasti. 
Inoltre la Chiesa, presa in mano dagli uomini, avvertì la necessità di prendere le distanze dalla filosofia della fertilità, nella quale il ruolo femminile era in qualche modo più importante di quello maschile. O forse, più banalmente, gli uomini vollero appropriarsi di un ruolo centrale nel culto che per lungo tempo gli era stato precluso a causa del loro sesso. 

Non bisogna dimenticare che, come accennato in precedenza, per lungo tempo l’uomo ritenne la donna l’artefice del proprio destino (non è un caso che le Moire, le Parche e le Norne siano sempre triadi femminili). Una storia egizia, citata da Graves, suggerisce che in una versione originaria del mito Iside potesse essere stata una complice volontaria della morte di Osiride; facciamo un salto in avanti di migliaia di anni e troviamo decine e decine di esempi di letteratura noir e pulp pieni di donne fatali. In queste storie, scritte da uomini, è la donna a portare la rovina all’uomo; raramente avviene il contrario.
Dal punto di vista teologico la Chiesa affermò che Gesù non solo era stato il più importante dio morto e risorto per l’umanità, ma anche l’unico: non una forzatura, ma un vero e proprio falso storico! Questo calderone di concetti, stratificati e sovrapposti, può in effetti aver gettato le basi per uno dei più grossi fraintendimenti della storia. 

Jacob Andries Beschey, Maria Magdalene washing the feet of Christ, 1735, olio su pannello
L’esclusione della donna dalla gerarchia religiosa venne giustificata in base alle scritture, che le attribuivano la colpa del peccato originale, ma si operò anche una vera e propria destrutturazione della sua figura. La donna doveva divenire l’angelo del focolare, timorata di Dio e possibilmente ignorante; era indispensabile che le donne divenissero inconsapevoli del proprio potere, oppure che lo ritenessero talmente negativo e controproducente da volerlo per prime soffocare, in modo da farsi complici di questo nuovo corso delle cose, perché l’educazione dei figli era in gran parte deputata a loro. La minaccia rappresentata da quelle fra loro che nonostante tutto non si omologavano veniva estirpata senza pietà. 

Quando nacque la figura della strega, o fattucchiera, la fantasia popolare fece il resto, animando il folclore di una miriade di variazioni sul tema, figure con nomi diversi, dialettali, e modellate sul territorio specifico nel quale le si collocava, e che però avevano un unico comun denominatore: le streghe sono malvagie o, se non proprio malvagie, almeno dispettose o maligne; sono bugiarde, predatrici, succhiasangue e perfino antropofaghe, come quella della fiaba di Hansel e Gretel

Proprio le fiabe sono terreno d’elezione delle streghe. Nelle fiabe c’è spesso una strega che cerca di fare del male alla protagonista giovane e bella oppure a una bambina/dei bambini, che simboleggiano l’innocenza: il suo scopo è portare la distruzione e la morte – perché la strega è sterile, sterile d’amore e di vita. Un punto cruciale per comprendere parte della genesi di questo immaginario, secondo me, è riconoscere fino a che punto avvenga l’identificazione della donna con la madre. Il ruolo della donna è sempre stato strettamente legato alla sua capacità di procreare. Una donna che non desidera figli, o che non corrisponde all’idea comune di ciò che una buona madre deve essere, è un’anomalia o una mostruosità; come se l’istinto materno fosse non solo qualcosa di innato, ma anche un dovere sociale e un imperativo morale. 

Simeon Solomon, Toilet of a Roman Lady, 1869, olio su tela
Già in seno alla società greca la donna aveva perso spazio nella vita pubblica, civica, e peso giuridico, conservando un certo tipo di potere solo all’interno delle mura domestiche, ovvero in contesti intimi e privati, purché appartenente ai ceti sociali più elevati. In ambito religioso era ormai solo un elemento passivo, perché il momento più importante del culto, l'uccisione delle vittime sacrificali, era riservato ai soli uomini. Nella società romana la matrona, la Mater Familias o Domina, libera dall’imperativo della maternità dettato dall’orologio biologico, era l’unica a godere di un'autorità vagamente paragonabile a quella degli uomini, gestendo in toto la vita familiare e, raramente, esercitando un’influenza sul Pater Familias che poteva estendersi alla vita pubblica, mentre in campo religioso solo le Vestali avevano uno status speciale, elevatissimo. Frazer pensava che questo avvenisse perché le Vestali appartenevano al clan reale. Egli ipotizzò che presso le genti latine il trono si tramandasse in linea maschile seguendo però un principio generale di matriarcato (come del resto avveniva anticamente anche fra i Pitti, in Svezia e anche ad Atene): in sostanza, il successore del re non era suo figlio, ma colui che avrebbe sposato una delle sue figlie, mentre le altre figlie sarebbero diventate per un tempo più o meno lungo delle Vestali. Una tesi che presuppone che le doti personali del futuro re fossero in tempi remoti molto più importanti del suo stesso lignaggio. 

Ciro Ferri, Le Vestali, 1667 ca, olio su tela
Frazer aveva ragione? Non lo sappiamo. Ma di donne che scelgono un uomo straniero ci sono almeno due precedenti nel mito, con Arianna e Coronis - anche se, in entrambi i casi, la loro scelta le porta ad “abbandonare” un dio. E la sua ipotesi, benché non comprovata, fornisce un affascinante retroterra per tutte quelle fiabe che narrano di un principe che abbandona la casa paterna per recarsi in un regno lontano dove, affrontate alcune prove, guadagna la mano della figlia del re e può succedergli sul trono.
Nel matriarcato, l’uomo era legittimato ad essere re per un anno, poi per quattro, e così via, tramite il matrimonio con la dea, o una sua sacerdotessa o rappresentante; ma nel patriarcato il re si riteneva tale per investitura divina, e così la sua genealogia. Per questo fu necessario che sorgesse qualcosa che in tempi più remoti, quando il concetto di sacro era accettato e diffuso a tutti i livelli della società, non esisteva: la teologia
Ma giacché abbiamo parlato a lungo delle Vestali, e le abbiamo nominate anche oggi, è il caso che cominciamo prima di tutto a interrogarci sul passaggio della funzione sacerdotale in mani maschili. Se nei templi dedicati a Vesta, ma anche ad esempio a Ishtar e Iside, le addette al culto erano donne, quand’è che l’officiante prese a essere un uomo? 

Non è ovviamente possibile individuare un preciso momento storico, ma in generale i sacerdoti delle grandi dee del passato erano sempre eunuchi o resi impotenti in modo “chimico”. Nel culto romano di Cibele i sacerdoti per poter accedere alla parte segreta del tempio dovevano evirarsi e gli venivano dati abiti femminili, e non è un caso che la dea sia spesso raffigurata come un’ape regina attorniata dai fuchi (l’accoppiamento è così violento che il fuco viene castrato dalla regina). 
È come se per accostarsi alla dea questi uomini dovessero farsi simili a lei, privandosi della propria virilità. Oggi i sacerdoti mantengono i propri, ehm, attributi, ma gli è imposto il celibato e utilizzano l’abito talare, di evidente foggia femminile, ed ecco che il cerchio si chiude: se la Vestale è l’antenata della suora, allora i primi sacerdoti, allo stesso modo, sono i diretti antenati dei moderni preti cristiani, e in particolare cattolici. 
Questa antica usanza della castrazione deve aver molto colpito l’immaginario maschile se resiste la convinzione, cosciente o inconscia, che per avere o conservare il potere la donna debba castrare il maschio. Ne riparleremo.
CONTINUA

11 commenti:

  1. Ammetto che sul tema della prostituzione sacra nelle antiche religioni non sono molto informato, anche se si tratta di un tema che invece sarebbe certamente interessante approfondire, anche per capire in che misura possa essere stato oggetto di disprezzo nell'ebraismo prima e nel cristianesimo poi, al punto da causare una vera "tabula rasa" degli antichi culti da parte del cristianesimo.

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    1. Non ti crucciare troppo. Il discorso si potrebbe ampliare e di molto anche rispetto a quanto ho proposto in questo articolo, ma mi tocca soprassedere. Come credo di aver già detto in precedenza, non sono nelle condizioni materiali e mentali per rimettere mano massicciamente a questa serie e per renderla davvero memorabile, come forse avrebbe meritato...

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  2. Excursus — letteralmente — di ampia superficie.

    Della serie, associazioni mentali un po' a caso, questo post mi ha riportato alla mente Snow crash di Neal Stephenson in cui la dea Asherah è la personificazinoe di un virus e viene contrastata dal Dio Enki.

    Per quanto riguarda il ruolo della donna legato a quello di procreare e l'istinto materno, secondo me il bagaglio culturale che ci portiamo dietro da sempre è fortemente influenzato dal retaggio biologico: gli animali sono naturalmente portati a procreare per evitare l'estinzione.

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    1. Che curiosa idea quella di Stephenson: se non fosse che il cyberpunk non mi ha mai entusiasmato troppo, mi sarei probabilmente fiondato a leggere questo romanzo. Per quanto riguarda la tua chiusa, concordo con te. Però anche tra gli animali (tra alcune specie, almeno) esiste il sesso ricreativo, eh... ^__^

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  3. Mi sono talvolta chiesto... ma se le donne che prima di sposarsi dovevano giacere con gli stranieri rimanevano incinte, cosa succedeva?

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    1. A quanto ne so io questi figli erano ben accetti, perché venivano considerati figli della divinità...

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  4. La Bibbia è piena anche di figure femminili molto interessanti e centrali (anche se spesso se ne parla poco). Il problema è che la Chiesa è fatta dagli esseri umani e questo non l'ha resa immune da tanti errori e tante imperfezioni. E, da cattolica, penso da sempre che alcune cose andrebbero cambiate (il fatto che una donna non possa diventare prete, per esempio).

    Sul fatto che gli uomini ci temono, be', è ovvio e... fanno bene! Ahaha!

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    1. Si, è piena di figure femminili molto interessanti ma sono quelle negative che vengono più spesso alla mente. Ecco forse perché vi temiamo...

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    2. Chissà perché vengono in mente quelle negative... quando ce ne sono di così belle e luminose! Probabilmente fa comodo alla società far vedere sempre il lato negativo di noi... perché se noi donne fossimo tutte pienamente consapevoli del nostro potenziale... ehm...

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    3. Verso quelle belle e luminose abbiamo un po' di soggezione. Sarà per quello che le ignoriamo?

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    4. Eh, eh, eh... troppo comoda così, però!

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