martedì 9 agosto 2022

Long Dream

We are such stuff as dreams are made on, and our little life is rounded with a sleep. (William Shakespeare, The Tempest IV.i.148–158) 

Quanto dura un sogno? Questa è la domanda che mi pongo ed è anche quella che si è posto una ventina di anni fa il mangaka Junji Ito, autore della graphic novel che è stata in seguito d’ispirazione a Higuchinsky, lo stesso regista che solo qualche mese prima aveva diretto l'adattamento di "Uzumaki" dello stesso Ito. Parleremo anche del film tra poco ma, per farlo, occorre avventurarsi in una lunga premessa1.

Non starò ad annoiarvi con barbosi concetti freudiani, quelli secondo i quali i sogni sono “una via diretta all'inconscio”, ma un po’ di roba tecnica è comunque necessaria. Tanti anni fa, agli albori del blog, ebbi modo di parlare di sogni lucidi e di scambiare commenti, non ricordo se qui o altrove, con blogger parimenti interessati all’argomento. Una delle domande più comuni, oltre alle classiche “quando si sogna” e “come faccio a capire che sto sognando”, era strettamente legata alla durata apparente di un sogno.

È noto che il sonno è diviso in due fasi principali, la fase NREM (non-REM), a sua volta suddivisa in un certo numero di sottofasi, e la celeberrima fase REM, nota anche come stadio del sonno paradosso. Perché “sonno paradosso”? Perché, mentre la fase NREM si caratterizza per l’abbassamento della temperatura corporea, il rilassamento parziale della muscolatura e il rallentamento del battito cardiaco, la fase REM si accompagna a un aumento graduale, ma sensibile, del flusso sanguigno, della respirazione e dell’attività cerebrale. È in questo stadio che si presenterebbero i sogni, ovvero, in estrema sintesi, quei fenomeni per cui la percezione di immagini, pensieri, emozioni vengono percepite come reali, benché non lo siano. Il sogno lucido è argomento a parte (che esula da questo discorso) ed è, come suggerisce il termine, un particolare stato in cui si è consapevoli di sognare. Le fasi REM si presenterebbero ciclicamente nel corso della notte (4-5 volte) e, complessivamente, rappresenterebbero circa il 25% del periodo di sonno complessivo. In altre parole, una persona che dorme mediamente 8 ore per notte (beata lei) dovrebbe scivolare in una serie di fasi REM non più lunghe di mezz’ora ciascuna. 

Detto questo, ripeto la domanda posta all’inizio: quanto dura un sogno? O, per essere più precisi, qual è la sua durata apparente? Mezzora? Di meno? Di più? Qui le opinioni divergono: secondo uno studio dello psicologo statunitense Nathaniel Kleitman2, risalente al 1957, la durata effettiva e quella percepita del sogno era paragonabile. Conferma a tale ipotesi arrivò nel 1985 grazie allo psicofisiologo americano Stephen La Berge3 e più recentemente, nel 2004, dai ricercatori svizzeri Daniel Erlacher e Michael Schredl4. Questi ultimi però hanno evidenziato, sottoponendo a test alcuni sognatori lucidi particolarmente abili, che l'esecuzione di un compito motorio richiedeva circa il 40% in più di tempo nei sogni lucidi rispetto allo stato di veglia, un fenomeno evidentemente correlato alla mancanza di feedback muscolare o all'elaborazione neurale più lenta durante il sonno REM. È tuttavia da considerare che i sognatori lucidi, in quanto tali, potrebbero influenzare consapevolmente il contenuto del sogno e di conseguenza anche la dilatazione del tempo. 

L’idea che il tempo del sogno possa scorrere molto più lentamente del tempo reale ha affascinato recentemente anche i registi di Hollywood: nel film "Inception" (Christopher Nolan, 2010), 5 minuti di tempo reale equivalgono a 1 ora di tempo di sogno. L'idea di Nolan può essere fatta risalire all'opera dello studioso francese Alfred Maury(1861), convinto che i sogni si creano al momento del risveglio. Egli basò la sua ipotesi su un sogno soggettivamente duraturo sulla Rivoluzione francese, alla fine del quale Maury, sognante, doveva essere decapitato sotto la ghigliottina. Maury realizzò che l'intero sogno era stato creato nel momento esatto del suo brusco risveglio, avvenuto in corrispondenza della scena della propria morte, oniricamente non rappresentabile. La spiegazione del sogno di Maury ha portato alla cosiddetta Ipotesi di Goblot6, che afferma, sulla base di controversi principi neurobiologici e cognitivi, che solo il risveglio dà origine a un sogno, modellando istantaneamente le informazioni che emettono le reti neurali attivate durante il sonno precedente. Affascinante, vero? 

Ma torniamo al cinema, dove molti oggi ritengono che l’idea che Christopher Nolan mise in pratica in "Inception" fosse assolutamente inedita. Non è affatto così, sebbene Nolan l'abbia portata all’estremo inventandosi diversi livelli di sogno (persone che sognano di sognare sogni in cui sognano di sognare), sprofondando nei quali la dilatazione del tempo potesse amplificarsi. Nel 2000 il mangaka Junji Ito, celebre per "Uzumaki" ma anche e soprattutto per “Tomie”, che al cinema si è trasformato in un franchise di successo composto, ad oggi, da una decina di film, presentò al proprio pubblico il racconto “Nagai Yume” (letteralmente "Long Dream"), inserito nella raccolta “The Junji Ito Horror Comic Collection”. Quasi parallelamente il regista ucraino, naturalizzato giapponese, Higuchinsky (all’anagrafe Andrey Higchinsky) lo trasformò in un prodotto televisivo7 della durata di un’ora scarsa e lo propose all’interno della mini serie horror in quattro episodi “Junji Ito Horror Collection” andata in onda sul network tematico giapponese TV Asahi dal 7 luglio al 30 settembre 2000. Chi volesse gustarsi "Long Dream", lo trova sul tubo sottotitolato in inglese. 

Il dottor Kuroda, un celebre neurochirurgo, ha in cura un paziente di nome Tetsuro Mukoda che riferisce di sperimentare, notte dopo notte, sogni sempre più lunghi, dall’apparente durata di interi giorni. Sebbene il dottor Kuroda sia dell’opinione che i sintomi del suo paziente siano di origine allucinatoria, finisce per accettare di studiare il caso con più attenzione. Utilizzando una macchina per l'EEG, Kuroda scopre che quando Mukoda dorme, ci sono brevi periodi di fase REM dell’anomala durata di pochi secondi alla volta. Con ogni notte che passa, la durata percepita dei sogni di Mukoda sembra aumentare da giorni a settimane, e spesso le esperienze che subisce mentre sogna sono estremamente spiacevoli, praticamente degli incubi.

Immaginate di trovarvi per interi giorni con la necessità di svuotare la vescica, ma non riuscite a trovare un bagno da nessuna parte. Immaginate di trovarvi nella giungla del Vietnam, gravemente ferito, e di dover percorrere migliaia di chilometri trascinandovi sui gomiti. Vi sembra troppo? Sarà ancora peggio quando i sogni inizieranno a durare mesi, anni e poi decenni. 

In una sola notte avrete avuto l’esperienza di un’intera vita, trascorsa magari accanto a una persona la cui esistenza svanisce improvvisamente con il risveglio. L’esperienza di Mukoda è esattamente questa: di notte in notte la durata percepita dei suoi sogni aumenta, da mesi, anni, decenni e poi secoli e millenni. 

Gli effetti psicologici della sua condizione non tardano a manifestarsi, al punto che ben presto la realtà non viene più percepita come tale (e come potrebbe esserlo, visto che poche ore di veglia tra due esperienze secolari non sono praticamente nulla). E mentre i suoi sogni continuano ad allungarsi, Mukoda inizia a mutare anche fisicamente, come se stesse davvero vivendo il periodo di tempo dei sogni, come se sperimentasse sul proprio corpo l’evoluzione del genere umano nel corso dei secoli e dei millenni. Le mutazioni di Mukoda sono tali che alla fine assomiglia a malapena a un essere umano e una notte, sotto gli occhi del dottor Kuroda, Mukoda entra “finalmente” in un sogno eterno e il suo corpo si sbriciola in polvere. 

Fine della storia? Nel manga di Junji Ito finisce più o meno così, ma il film di Higuchinsky prosegue fino a esplodere in un twist finale che lascia addirittura più turbati del finale originale. Sul fatto che il film sia stato fatto con due lire non ci sono dubbi, visto che stiamo parlando di una produzione televisiva, ma Higuchinsky è riuscito comunque a sopperire alle sterminate lacune economiche con una regia eccellente, in grado di far passare in secondo piano le imperfezioni del make-up e la recitazione scricchiolante. È tra l’altro divertente notare come Higuchinsky abbia privilegiato delle inquadrature che appaiono perfettamente sovrapponibili alle tavole del manga, aspetto questo che non può che far piacere ai numerosi fan di Ito. 

"Long Dream" non si limita a richiamare l’attenzione dello spettatore sulla (a questo punto dubbia) divisione tra sogno e realtà, ma stimola nel profondo la sua paura della morte. Addormentarsi e trasferirsi in eterno su un piano di coscienza alternativo non è forse uguale a morire? In fondo è la medesima favoletta a cui ci sottopongono da migliaia di anni le religioni di tutto il mondo. Higuchinsky a un certo punto fa dire a un suo personaggio che “l'umanità non avrà motivo di temere la morte se avrà la possibilità di vivere sogni eterni”. Una posizione che non può che dividere la platea tra coloro che credono in un’esistenza ultraterrena e coloro che sostengono che tutto questo finisca in un pugno di cenere. La differenza? Probabilmente nessuna. La più auspicabile? Fate voi. Sono comunque interrogativi a cui non avremo mai risposta e, tutto sommato, è meglio così.

Il post di oggi è parte del progetto "Notte Horror 2022", presentato qualche settimana fa qui. Hanno partecipato sino ad ora dodici blogger (incluso il sottoscritto) e altri sei seguiranno. Per l'elenco completo fate riferimento al programma pubblicato nella colonna di destra (rimarrà lì fino alla fine dell'evento, ma non oltre). Come vedete, i prossimi appuntamenti sono previsti martedì prossimo sul blog In Central Perk e, a stretto giro, su Il Zinefilo. Detto questo, "The Obsidian Mirror" torna in vacanza. Riapriremo le serrande quando... boh... quando sarà.

(1) Fonte principale: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3893623/
(2) Dement WC, Kleitman N. (1957). La relazione dei movimenti oculari durante il sonno con l'attività onirica: un metodo oggettivo per lo studio del sogno
(3) LaBerge S. (1985). Sogno lucido. Il potere di essere svegli e consapevoli nei tuoi sogni
(4) Erlacher D., Schredl M. (2004). Tempo richiesto per l'attività motoria nei sogni lucidi.
(5) Maury A. (1861). Le sommeil et les reves.
(6) Goblot E. (1896). Il souvenir des rêves
(7) Più recentemente, nel 2018, ne è stato anche realizzato un adattamento animato




16 commenti:

  1. Splendido questo post! Mi ha sempre affascinato l'argomento sogni, e sonno in generale, visto che anche la medicina tuttora ne studia i motivi (la necessità di riposo è parte della spiegazione, ma non è tutto).

    E vedrò di recuperare i corti che hai linkato su YouTube, grazie mille! :--)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lovecraft ha scritto migliaia di pagine, tutte estremamente dettagliate, descrivendo gli universi da lui visitati in sogno. Viene da pensare che forse i sogni non siano qualcos'altro, e che il sonno non sia che il mezzo per raggiungerlo.

      Elimina
  2. Molto interessante soprattutto il concetto/soggetto del film, un film che solo essendo orientale m'intriga parecchio, ma chissà se riuscirò mai a vederlo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come già risposto ad un commento qui sopra, il link al film è linkato nel post. Rileggendo ciò che ho scritto mi rendo conto che avrei potuto esprimermi meglio. Proverei quasi a giustificarmi appellandomi al caldo che annebbia la mente ma sarei poco credibile. Provo a correggere il testo a beneficio dei posteri.

      Elimina
    2. Sì ho visto, ma con i sottotitoli in inglese, non è per me.

      Elimina
  3. Come al solito i tuoi pezzi sono dei piccoli saggi, ti faccio i miei complimenti. Non sapevo nulla di questo film, e l'arricchimento culturale è il motivo numero uno per cui partecipo ogni anno più che volentieri alla Notte Horror.
    Un saluto... e buone vacanze!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questione di strategia! Scelgo apposta film che sono quasi certo nessuno abbia visto e mi metto a scrivere a raffica senza timore che qualcuno possa smascherare la mia cultura improvvisata. Buone vacanze anche a te!

      Elimina
  4. No, in effetti Nolan non è famoso per la sua originalità ma, a differenza di altri, i suoi film hanno la fortuna di finire nelle sale. La ricerca di questo film richiede un sforzo minimo: è linkato nel testo del post

    RispondiElimina
  5. L'ipotesi di Maury la avevo letta in un saggio sui sogni, nel mio piccolo posso dire che una volta ho fatto un sogno in cui qualcuno mi afferrava il braccio e lo stringeva forte... sarà pure un caso, ma mi sono svegliato di colpo e avevo il braccio "addormentato" (causa posizione strana assunta durante il sonno) e totalmente "informicolito" al punto che non riuscivo ad alzarlo e se ci provavo mi faceva male. Va da se pensare che il sogno della mano che mi stringeva il braccio sia stato in realtà conseguente al fastidio fisico che il mio braccio stava provando in quel momento.
    Di Junji Ito ho letto alcune opere perché mia figlia lo adora, non so se riuscirei a vedere il film ispirato al suo fumetto, ci proverò.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La tua esperienza dimostra che in fase REM non si è mai completamente scollegati dalla realtà. Il concetto è simile a quando (esperienza personale) stai sognando che hai bisogno di andare in bagno e ti svegli che hai davvero la vescica che ti scoppia.
      Un sogno perfetto dovrebbe riuscire a separarti completamente dal corpo, ma in quel caso finiamo nel paranormale...
      Questo film è guardabilissimo anche per chi si tiene alla larga dagli horror: l'angoscia deriva dal concetto che esprime, piuttosto che dalla sua rappresentazione. Altro paio di maniche, parlando sempre di Junji Ito, è Uzumaki...

      Elimina
  6. Non mi ero mai interrogata sulla durata percepita dei sogni, mentre mi è capitato di domandarmi come si riesca a comprendere di stare sognando. Sembra che nei sogni non sia possibile vedersi le mani e c'è chi si addestra a guardarsele a intervalli regolari, così che anche di notte venga automatico e, se si sta sognando, non dovrebbe essere possibile...

    Grazie per la segnalazione sia del manga che del film. Mi incuriosiscono parecchio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi accorgo di sognare osservando ciò che mi circonda. Mi capita spesso di ambientare i miei sogni nella città dove sono cresciuto e ci sono numerose differenze (sempre quelle) rispetto alla realtà: strade che non esistono, campi incolti dove nella realtà si è costruito, cose del genere....

      Elimina
  7. il film se ci riesco lo vedrò... quanto alla natura del sogno, per quello che posso dire soggettivamente a volte il sogno "dura" molto tempo, anche se non ci sono dettagli che possano dimostrare strettamente il passaggio di molto tempo a volte mi trovo a sognare periodi di lavoro, impegni vari ecc. che non si esauriscono in un giorno o due. La sensazione di una routine, e così via.
    Trovo molto interessante l'ipotesi che il "significato" del sogno si formi solo al risveglio. In effetti, se NON ci svegliamo subito, il sogno va perso salvo qualche vaghissima sensazione (l'incubo di solito ci sveglia, e quindi si presenta alla memoria).
    Ma nonostante questo la mia sensazione soggettiva è che il sogno abbia un significato MENTRE sto sognando, e che in breve tempo vada perso al risveglio: quando provo a ricostruire, metter giù per iscritto un sogno, spesso mi rendo conto che si tratta di immagini/sensazioni/scene che non danno come risultato la trama che credevo di aver seguito. Ovviamente, potrebbe essere proprio il risveglio che mette insieme il significato (come nell'ipotesi citata), ma la mia sensazione è che il significato del sogno sia evidente durante il sogno stesso, e che evapori in pochi minuti una volta che sono sveglio. Quindi il risveglio sarebbe il "distruttore" del sogno.
    Comunque grandissimo post.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il problema è molto più complesso di quello che sembra. Secondo il dottor Maury il sogno, e tutto ciò che ne concerne, si forma istantaneamente al momento del risveglio, il che significa che ciò che noi percepiamo durare ore o giorni in realtà non dura che una frazione di secondo. La teoria potrebbe aver senso alla luce del fatto che pare impossibile (almeno a ma non è mai capitato, anche se ci ho provato) tornare a dormire e riprendere il sogno da dove accidentalmente lo si è interrotto. Quel che è certo è che esiste una vasta dilatazione del tempo, viceversa non si spiegherebbero quei sogno particolarmente complessi che talvolta facciamo.
      In tutto questo potrebbe avere una correlazione (o forse no) quell'esperienza molto comune di non riuscire a gestire totalmente il nostro corpo (o, meglio, il corpo del nostro alter ego onirico. Mi riferisco alla difficoltà di fuggire quando sogniamo di essere inseguiti da qualcuno che vuole farci del male: la gambe diventano pesanti e cominciano a non rispondere, al punto che (esperienza personale) ci si getta a terra e si tenta di procedere a quattro zampe nella speranza di guadagnare velocità. Si tratta ancora una volta di dilatazione del tempo oppure del ricordo inconscio di un tempo in cui la razza umana ancora non procedeva eretta? Misteri insondabili...

      Elimina
  8. L'argomento del film un po' mi inquieta ma è pur vero che le trame dense di mistero e tensione sono la mia passione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao e benvenuta sul blog! L'argomento inquieta perché affronta un aspetto di noi stessi che non conosciamo. Sognare è qualcosa che semplicemente ci capita ed è fuori dal nostro controllo.

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...