La morte porta il più grande mutamento che sia mai stato visto. Mentre in generale lo spirito rimosso dal corpo ritorna alla sua origine, ed a volte appare nella forma del corpo che lo portava, è successo anche che il corpo abbia camminato senza lo spirito. Questi incontri sono attestati da chi ha vissuto abbastanza da poter affermare che un cadavere, così risorto, non ha affetti naturali, né ricordi, ma solo odio. Si sa anche che alcuni spiriti che in vita erano benigni, sono divenuti maligni dopo la morte.
(Ambrose Bierce)
òdio s. m. [dal lat. odium, der. di odisse «odiare»]. – 1. Sentimento di forte e persistente avversione, per cui si desidera il male o la rovina altrui; o, più genericam., sentimento di profonda ostilità e antipatia: concepire, nutrire, covare o. contro qualcuno; portare o. a qualcuno; avere in o. qualcuno o avere qualcuno in o.; prendere in o. qualcuno, cominciare a odiarlo; essere, venire in o. a qualcuno (fig., essere in o. ai numi, alla sorte, al destino, averli nemici, essere sventurato; essere in o. a Dio e agli uomini, essere perseguitato, malvoluto da tutti); o. cieco, bestiale, feroce, accanito, mortale, implacabile; essere spinto, animato da o.; essere accecato dall’o.;
rancóre s. m. [lat. tardo rancor -ōris, der. di rancere «essere rancido» (è quindi, propr., l’astratto di rancidus)]. – Sentimento di odio, sdegno, risentimento profondo, non manifestato apertamente, ma tenuto nascosto e quasi covato nell’animo: avere, nutrire, serbare r. contro qualcuno; il suo sordo r., a lungo nascosto e frenato, esplose improvvisamente;
Se volessimo quindi tentare un parallelismo, si potrebbe definire “rancore” l’equivalente dell’innamoramento, ovvero uno stadio iniziale che, se determinate circostanze dovessero consentirlo, si trasformerebbe in un odio razionale e distruttivo, contribuendo allo sviluppo di un forte senso di negatività nella persona che lo prova.
La differenza sostanziale tra i due stati emotivi è che l’innamoramento, per potersi evolvere, necessita di una reciprocità che il suo corrispondente negativo, a quanto pare, non prevede. Senza avere la presunzione di riuscire nel mio intento, lo scopo di questa serie di post, o per meglio dire uno dei suoi scopi, è quello di cercare di capire i meccanismi attraverso i quali un piccolo risentimento può trasformarsi in qualcosa di più profondo, fino a giungere al punto di non ritorno. Da che parte iniziare, quindi?
I due neurologi avevano potuto rilevare che, mentre gli occhi dei partecipanti allo studio erano fissi sulle foto di persone nemiche, nel loro cervello si accendevano parti della subcorteccia, area nella quale si concentrano i sentimenti primitivi, ma anche della corteccia, sede della componente razionale dell'uomo, della ragione e del pensiero. Ciò significa che è impossibile distinguere l’odio razionale da quello irrazionale attraverso una risonanza magnetica. L'odio contro un individuo può infatti essere irrazionale e radicato in remoti istinti antropologici, come per esempio l'odio basato sulla razza o sulla religione, oppure può essere l’odio razionale che un individuo può rintracciare in un'ingiustizia passata, e attraverso questa dargli giustificazione. Non esistono, in altre parole, metodi di suddivisione del sentimento in sottocategorie, ma è perlomeno possibile individuare la rete neurale che viene stimolata dall’odio.
Clusters of activation for the contrast Hated face>Neutral faces Source: https://journals.plos.org |
È importante anche notare che "putamen" e "insula" sono aree distinte da quelle che normalmente vengono attivate da emozioni strettamente correlate con l’odio, come la paura, la rabbia e l'aggressività; ciò è sintomo che i percorsi neurali che generano comportamenti aggressivi e che traducono l’odio in un’azione motoria sono nettamente distinti.
L’odio ha quindi bisogno di un nostro giudizio razionale per tramutarsi in aggressività? Evidentemente sì, a meno di cortocircuiti che sono poi alla base di tanti episodi di cronaca a cui assistiamo quasi quotidianamente, e che fanno la fortuna di certi notiziari. Senza però scadere nello sciacallaggio mediatico noi rimaniamo nel campo dell’ipotetico, andando ad analizzarne l’immagine che ci offre il media cinematografico, ovvero cosa fa scattare la molla della violenza in certi individui (frutto di fantasia) che, sul grande schermo, hanno terrorizzato per decenni la nostra carriera di bravi spettatori. Ma per questo dobbiamo aspettare qualche giorno.
Il presente articolo è parte di un vasto progetto che ho voluto chiamare Hyakumonogatari Kaidankai (A Gathering of One Hundred Supernatural Tales) in onore di un vecchio gioco popolare risalente al Giappone del periodo Edo (1603-1868) e, di tale progetto, esso rappresenta la parte 40 in un totale di 100.
Se volete saperne di più vi invito innanzitutto a leggere l'articolo introduttivo e a visitare la pagina statica dedicata, nella quale potrete trovare l'elenco completo degli articoli sinora pubblicati. L'articolo è inoltre parte del progetto "Ju-On, speciale rancore" che inizia oggi. Buona lettura! P.S.: Possiamo spegnere la 40° candela...
Adoro Ju-On e tutto ciò che riguarda il "rancore". Seguirò questo tuo excursus con molto interesse!
RispondiEliminaJu-On lo adorano in tanti. Il problema è che poi quando sei un blogger e ti devi sforzare a scrivere una recensione non sempre ti escono parole di estasiata meraviglia. Grazie per il tuo proposito di seguire lo speciale. E' il più bel regalo che mi potresti fare!
EliminaL'odio (come pure il rancore) sono due sentimenti negativi che sto provando a eliminare dal mio essere (però sento strane scosse interiori ogni volta che vedo sui notiziari dichiarazioni di Matteo Renzi, chissà come mai ;-)
RispondiEliminaMi interessa come argomento, forse può aiutarmi a capire se la mia estrema noncuranza verso certi individui sia effettivamente noncuranza o una forma di rancore tenuto sotto controllo.
Odio e rancore sono tra i sentimenti più diffusi nel genere umano (e lo stiamo sperimentando soprattutto di questi tempi). La noncuranza è un'altra cosa e non è detto che non sia preferibile.
EliminaE grandi cose rancorose avrai! No, a parte gli scherzi, spero di essere riuscito a far un lavoro degno. Non è per niente facile scrivere cose originali su film che, non solo sono stati visti e rivisti da tutti, ma che sono praticamente indistinguibili l'uno dall'altro.
RispondiEliminaRiflettere sulle differenze fra tipi di sentimenti che appaiono simili se non identici a chi li percepisce... è decisamente interessante. Io verso un paio di persone che un tempo facevano parte della mia vita nutro sentimenti del tutto opposti all'amore. Non so se si tratti di odio (mi pare enorme provare odio) o rancore, ma è qualcosa di molto radicato e che mi fa star male al solo pensiero. Dice bene Ariano, bisogna liberarsene.
RispondiEliminaLe persone nella vita possono farci del male per mille motivi. Se il male è reiterato allora può emergere anche l'odio. Nella maggior parte degli altri casi invece è un rancore che finisce per scemare con il passare del tempo. Diverso ancora è il discorso di coloro sui quali avevamo riposto speranze e che in seguito ci hanno deluso (lì subentra un sentimento che si potrebbe definire "cancellazione" dal quale non si può tornare indietro).
EliminaSono rimasta molto indietro causa esami.
RispondiEliminaPost, in ogni caso, decisamente stimolante. Leggendo, tanto per incominciare, mi sono resa conto di non odiare nessuno. Non sarei stato un soggetto utilizzabile per la ricerca di Zeki e Romaya. Mi incuriosisce, poi, il fatto che sia possibile passare dall'odio all'amore e viceversa facilmente. Sinceramente ho sempre pensato ci volesse tempo, che il nostro cervello avesse bisogno di 'metabolizzare' il cambiamento.
Credo sia invece possibile passare dall'amore all'odio in un microsecondo. Non capita sistematicamente ma, leggendo i tanti casi di cronaca sui giornali, non escludo sia possibile. Dipende molto dai soggetti e, visto che non siamo tutti uguali, dalla reazione di ciascuno a un torto. Solitamente accade in concomitanza con la rivelazione di un tradimento. Tralasciando le dinamiche che portano il partner a tradire (che seguono una loro evoluzione e che derivano di solito da un disagio già esistente), colui/colei che è stato tradito/a, dopo una iniziale fase di rabbia, cerca naturalmente di metabolizzare e magari anche di recuperare il terreno perduto. L'odio arriva, se arriva, quindi in una seconda fase quando si fa largo una nuova consapevolezza. In genere l'odio di traduce in rifiuto (in pratica, sbatti la porta e te ne vai) ma, e qui la cronaca insegna, talvolta esplode e son dolori.
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