Analizzando i saggi scritti da Sigmund Freud sul tema della morte, con particolare riferimento a “Lutto e melanconia”
del 1915-1917, si evince che il lutto non è soltanto una reazione alla morte, ma è inteso come reazione alla
perdita. Perdita della giovinezza, perdita di un amore, perdita di un’amicizia, di un affetto, perdita del senso
di Patria, degli ideali, perdita di un lavoro, perdita del proprio status sociale. Perdita anche di un oggetto,
quindi, un oggetto magari particolarmente prezioso legato a un passato dal quale non ci si vuole separare,
un oggetto legato a una persona, anch’essa magari perduta, la cui essenza rivive in esso, unico baluardo che
ci separa dall’oblio.
Tutti noi abbiamo da qualche parte in fondo a un cassetto un oggetto del genere, una
vecchia pagina di diario, magari una semplice cartolina, di cui non riusciamo e non vogliamo liberarci. Il
classico “cassetto di ricordi e di indirizzi che ho perduto”, quello descritto da un celebre cantautore romano
in una delle sue più belle canzoni, nel quale talvolta ci piace rituffarci per assaporare i bei tempi andati, ma
soprattutto per cercare di resuscitare amicizie e amori persi ormai di vista.