"Fast Food nation”, ispirato all'omonimo romanzo di Eric Schlosser, racconta le vicende di una catena di fast food
immaginaria, la Mickey's (ogni riferimento a McDonald's è comunque piuttosto evidente): a seguito di alcune inchieste
secondo le quali la carne non è igienicamente a norma, il direttore marketing californiano si reca ad indagare presso lo
stabilimento di macellazione. L’uomo verifica che le norme igieniche per fortuna vengono rispettate, ma anche che alla
produzione di hamburger vengono riservate le parti di scarto degli animali. Si rende anche conto che gran parte dei
lavoratori sono immigrati illegali dal Messico, che lavorano in condizioni precarie, soggetti a rischi fisici e abusi.
Suppongo che avvenga lo stesso, trasversalmente, un po’ in tutti i settori.
È noto che le industrie alimentari del fast food utilizzano carne proveniente da allevamenti intensivi, vale a dire di animali
che vivono in condizioni di stress e che, per evitare che si ammalino, vengono imbottiti di antibiotici, antinfiammatori e
cortisonici, e costretti a una dieta, per loro innaturale, a base di cereali. I polli vengono cresciuti a dismisura grazie agli
ormoni anabolizzanti. Inoltre, gli hamburger (come le crocchette di pollo, polpette, wurstel, cordon bleu e cotolette)
vengono prodotti con carne separata meccanicamente e ricavata da scarti industriali che includono anche ossa e
cartilagini, il tutto tritato assieme per renderlo lavorabile nella forma preferita.