Pelle e metallo
Capelli lunghi, jeans, t-shirt nere, pelle e borchie: a meno che tu non viva sulla Luna, avrai già individuato che si tratta del look tipico di un amante dell’heavy metal. Se sei venuto in contatto con questo tipo di estetica, di sicuro ne sarai rimasto colpito, in positivo o (più probabilmente) in negativo. Ma ti sei mai chiesto perché i metallari si vestono proprio così?
Forse a te può sembrare solo sciatteria, o volontà di vestirsi male a tutti i costi, magari per attirare l’attenzione, ma non è così. Al contrario, ogni componente del vestiario heavy metal ha una sua precisa origine storica – e spesso capire quale non è nemmeno difficile. Per esempio, i jeans sono stati, fino almeno alla fine degli anni ottanta, il capo tipico dei giovani di ceto medio-basso. Proprio come quelli che crearono la New Wave of British Heavy Metal – il primo vero movimento del genere – agli inizi degli anni ottanta. E come quelli che, qualche anno dopo, diedero vita al thrash metal, che riprendeva la NWOBHM in una chiave più irruenta, con influssi punk, ed è alla radice delle branche più estreme del genere.
Non è difficile nemmeno capire da dove provengano i capelli lunghi: il metal li ha ereditati dal mondo rock anni sessanta-settanta, da cui il genere si è evoluto. Ancor più banali sono le t-shirt nere con loghi e disegni di copertine: hanno origine anch’esse nel rock, e per un amante dell’heavy metal sono una testimonianza forte e spontanea del suo amore per determinati gruppi o dischi.
Le giacche di pelle e gli accessori borchiati, invece? È una questione meno banale di quanto può sembrare. Al contrario, si tratta di una storia curiosa, che vale la pena di raccontare: se non altro, spiega perché il colore dominante nel metal sia proprio il nero. Ti sembrerà strano, ma il metal non lo ha adottato da sempre: forse i suoi ascoltatori si vestirebbero in maniera più “vivace” se non fosse stato per una band. Anzi, per il suo cantante.
Probabilmente il nome Judas Priest non ti dirà nulla, e la cosa non mi stupisce: specie qui in Italia, non sono famosi come gruppi del calibro di Iron Maiden o Metallica. Eppure, parliamo del gruppo più fondamentale per l’heavy metal classico: non è un caso se i fan li hanno soprannominati “metal gods” – e non solo perché è il titolo di una loro canzone. Più che altro, hanno stabilito limiti stilistici e canoni del genere qualche anno prima della NWOBHM, che infatti vede questa band di Birmingham come sua massima ispirazione. E non soltanto dal punto di vista musicale.
Come forse sai, il metal affonda le sue radici nell’hard rock britannico degli anni settanta – che, non a caso, prima dell’arrivo dell’incarnazione moderna era a sua volta chiamato “heavy metal”. Gruppi come Led Zeppelin, Black Sabbath e Deep Purple sono tra i precursori assoluti del genere, ma nessuno di loro si presentava con un look “total black” come le band metal del decennio successivo. Al contrario, visto che il genere era a sua volta un’evoluzione più dura del rock anni sessanta, ne ereditava lo stile: spesso era spartano, con camicie colorate e jeans. In altri casi, specie più avanti nel decennio, era invece più elaborato e ricercato ma sempre variopinto, ispirandosi per esempio al coevo glam rock.
Ovviamente, anche i Judas Priest non facevano eccezione. Nati come band hard rock – il primo album, Rocka Rolla del 1974, mescola proprio questo genere con tendenze progressive – all’inizio il loro vestiario era simile a quello di tanti altri. E anche quando i giochi si fecero più duri, non cambiò molto: il gruppo mantenne lo stesso look nel 1976 all’uscita del secondo Sad Wings of Destiny. Parliamo di un disco che nonostante le forti influenze ancora hard rock, è considerato da molti il primo vero album heavy metal classico della storia, nonché uno dei più influenti di sempre.
Le cose non cambiarono di molto nemmeno l’anno successivo con la pubblicazione di Sin after Sin, lavoro che rappresenta un ulteriore indurimento. Proprio il 1977 fu però l’anno della svolta: è il primo in cui alcuni membri cominciarono a presentarsi sul palco vestiti di pelle nera. All’inizio furono tentativi “timidi”: si trattava giusto di pantaloni e giacca, entrambi di pelle. Ma in tempi rapidi questa scelta si estese a tutti i componenti del gruppo e attraversò un’evoluzione, con l’apparizione di cinture, collari e bracciali borchiati, catene e altri ornamenti simili. Così, mentre il suono si induriva ancora nei due album del 1978, Stained Class e Killing Machine, anche il vestiario si fece più “cattivo” e d’impatto. Non è una coincidenza se tutte le giovani band che dal 1980 in poi suoneranno metal classico, oltre a riprendere il suono dei Judas Priest ne copieranno anche il look. Ma da dove nasce l’idea di un cambio di stile così radicale?
Non è difficile individuare in Rob Halford, il cantante del gruppo, l’ideatore della svolta: se non altro, fu il primo a vestirsi così – seguito poi dagli altri. Ma perché lo fece? In realtà, non fu un’idea nuova, inventata partendo da zero o pianificata a tavolino. In verità, il frontman dei Judas Priest si limitò a portare in ambito musicale un tipo di vestiario che si era già affermato in anni precedenti all’interno del BDSM e in particolare della subcultura leather – di cui Halford faceva parte.
Se il primo è noto ai più, almeno nei suoi concetti più appariscenti, la seconda merita un piccolo approfondimento: si tratta di una cultura legata da un lato al mondo omosessuale, dall’altro proprio a quello sadomaso. In poche parole, è una sorta di feticismo proprio per capi di vestiario e accessori di pelle nera. Ma non è finita qui: essendo diffuso tra gli omosessuali che rigettano il classico stereotipo da “effeminato”, questo li porta al fascino non solo per la pelle, ma per tutto ciò che rende un uomo più mascolino e gli dà un aspetto “da duro”. Per esempio, molti appartenenti a questa cultura subiscono ammirano le motociclette da strada – come le Harley Davidson – oppure le divise, da militare o da poliziotto. Non è un caso, tra l’altro, se nei Village People, una delle più grandi icone gay di tutti i tempi, due dei personaggi siano il motociclista e il poliziotto – spesso vestiti entrambi di pelle.
Anche Rob Halford non è sfuggito a questo immaginario: nel periodo di Killing Machine dal vivo si esibiva proprio vestito da poliziotto. E, soprattutto, una delle sue performance più famose ancora ai giorni nostri è l’entrata sul palco con una motocicletta. Tuttavia, Halford è andato anche oltre la subcultura leather: altri arnesi che ha ostentato nel tempo provenivano direttamente dal mondo del sadomaso, come per esempio la frusta, oppure le catene e le manette che facevano parte del suo vestiario. Soprattutto, però, a colpire sono gli accessori di pelle borchiati. Diffusi inizialmente proprio nel BDSM, sono diventati dai Judas Priest in poi un must dell’estetica heavy metal. E grazie al grande influsso del quintetto di Birmingham, si sono diffusi persino in generi più estremi, come per esempio il black metal.
Può sembrare bizzarro, a questo punto, raccontare che Halford ha avuto per lunghi anni problemi col suo orientamento sessuale. Dover nascondere la sua omosessualità per paura del giudizio altrui lo portarono negli anni ottanta ad abusare di alcool e droghe, fino a rischiare la morte nel 1986. E solo anni dopo, nel 1998, riuscì a trovare il coraggio per un coming out pubblico, accettato con tolleranza da buona parte del mondo metal, tra l’altro. Per quanto mi riguarda, non poteva essere altrimenti: forse senza la sua omosessualità, noi fan del genere vestiremmo ancor camicie a fiori (e posso solo rabbrividire a questa possibilità).
Come sarebbe andata la storia senza i Judas Priest nessuno può dirlo davvero: qui usciamo dalla storia ed entriamo nell’ucronia. Ma in fondo, l’importante è che la band inglese abbia scritto una pagina indelebile della storia del genere. Non solo hanno regalato ai fan tante ore di musica eccellente, ma anche un’immagine grandiosa a cui ispirarsi a livello estetico. Ed è per questo che in fondo è poco importante che giacche di pelle e borchie vengano dal mondo omosessuale, da quello leather o dal sadomaso: oggi sono soltanto il simbolo di una passione a cui migliaia di persone, giovani e meno giovani, sono devote. La passione per uno dei generi più fraintesi, eppure al tempo stesso più vari e ricchi al mondo: signore e signori, l’heavy metal.
Forse a te può sembrare solo sciatteria, o volontà di vestirsi male a tutti i costi, magari per attirare l’attenzione, ma non è così. Al contrario, ogni componente del vestiario heavy metal ha una sua precisa origine storica – e spesso capire quale non è nemmeno difficile. Per esempio, i jeans sono stati, fino almeno alla fine degli anni ottanta, il capo tipico dei giovani di ceto medio-basso. Proprio come quelli che crearono la New Wave of British Heavy Metal – il primo vero movimento del genere – agli inizi degli anni ottanta. E come quelli che, qualche anno dopo, diedero vita al thrash metal, che riprendeva la NWOBHM in una chiave più irruenta, con influssi punk, ed è alla radice delle branche più estreme del genere.
Non è difficile nemmeno capire da dove provengano i capelli lunghi: il metal li ha ereditati dal mondo rock anni sessanta-settanta, da cui il genere si è evoluto. Ancor più banali sono le t-shirt nere con loghi e disegni di copertine: hanno origine anch’esse nel rock, e per un amante dell’heavy metal sono una testimonianza forte e spontanea del suo amore per determinati gruppi o dischi.
Le giacche di pelle e gli accessori borchiati, invece? È una questione meno banale di quanto può sembrare. Al contrario, si tratta di una storia curiosa, che vale la pena di raccontare: se non altro, spiega perché il colore dominante nel metal sia proprio il nero. Ti sembrerà strano, ma il metal non lo ha adottato da sempre: forse i suoi ascoltatori si vestirebbero in maniera più “vivace” se non fosse stato per una band. Anzi, per il suo cantante.
Probabilmente il nome Judas Priest non ti dirà nulla, e la cosa non mi stupisce: specie qui in Italia, non sono famosi come gruppi del calibro di Iron Maiden o Metallica. Eppure, parliamo del gruppo più fondamentale per l’heavy metal classico: non è un caso se i fan li hanno soprannominati “metal gods” – e non solo perché è il titolo di una loro canzone. Più che altro, hanno stabilito limiti stilistici e canoni del genere qualche anno prima della NWOBHM, che infatti vede questa band di Birmingham come sua massima ispirazione. E non soltanto dal punto di vista musicale.
Come forse sai, il metal affonda le sue radici nell’hard rock britannico degli anni settanta – che, non a caso, prima dell’arrivo dell’incarnazione moderna era a sua volta chiamato “heavy metal”. Gruppi come Led Zeppelin, Black Sabbath e Deep Purple sono tra i precursori assoluti del genere, ma nessuno di loro si presentava con un look “total black” come le band metal del decennio successivo. Al contrario, visto che il genere era a sua volta un’evoluzione più dura del rock anni sessanta, ne ereditava lo stile: spesso era spartano, con camicie colorate e jeans. In altri casi, specie più avanti nel decennio, era invece più elaborato e ricercato ma sempre variopinto, ispirandosi per esempio al coevo glam rock.
Ovviamente, anche i Judas Priest non facevano eccezione. Nati come band hard rock – il primo album, Rocka Rolla del 1974, mescola proprio questo genere con tendenze progressive – all’inizio il loro vestiario era simile a quello di tanti altri. E anche quando i giochi si fecero più duri, non cambiò molto: il gruppo mantenne lo stesso look nel 1976 all’uscita del secondo Sad Wings of Destiny. Parliamo di un disco che nonostante le forti influenze ancora hard rock, è considerato da molti il primo vero album heavy metal classico della storia, nonché uno dei più influenti di sempre.
Le cose non cambiarono di molto nemmeno l’anno successivo con la pubblicazione di Sin after Sin, lavoro che rappresenta un ulteriore indurimento. Proprio il 1977 fu però l’anno della svolta: è il primo in cui alcuni membri cominciarono a presentarsi sul palco vestiti di pelle nera. All’inizio furono tentativi “timidi”: si trattava giusto di pantaloni e giacca, entrambi di pelle. Ma in tempi rapidi questa scelta si estese a tutti i componenti del gruppo e attraversò un’evoluzione, con l’apparizione di cinture, collari e bracciali borchiati, catene e altri ornamenti simili. Così, mentre il suono si induriva ancora nei due album del 1978, Stained Class e Killing Machine, anche il vestiario si fece più “cattivo” e d’impatto. Non è una coincidenza se tutte le giovani band che dal 1980 in poi suoneranno metal classico, oltre a riprendere il suono dei Judas Priest ne copieranno anche il look. Ma da dove nasce l’idea di un cambio di stile così radicale?
Non è difficile individuare in Rob Halford, il cantante del gruppo, l’ideatore della svolta: se non altro, fu il primo a vestirsi così – seguito poi dagli altri. Ma perché lo fece? In realtà, non fu un’idea nuova, inventata partendo da zero o pianificata a tavolino. In verità, il frontman dei Judas Priest si limitò a portare in ambito musicale un tipo di vestiario che si era già affermato in anni precedenti all’interno del BDSM e in particolare della subcultura leather – di cui Halford faceva parte.
Se il primo è noto ai più, almeno nei suoi concetti più appariscenti, la seconda merita un piccolo approfondimento: si tratta di una cultura legata da un lato al mondo omosessuale, dall’altro proprio a quello sadomaso. In poche parole, è una sorta di feticismo proprio per capi di vestiario e accessori di pelle nera. Ma non è finita qui: essendo diffuso tra gli omosessuali che rigettano il classico stereotipo da “effeminato”, questo li porta al fascino non solo per la pelle, ma per tutto ciò che rende un uomo più mascolino e gli dà un aspetto “da duro”. Per esempio, molti appartenenti a questa cultura subiscono ammirano le motociclette da strada – come le Harley Davidson – oppure le divise, da militare o da poliziotto. Non è un caso, tra l’altro, se nei Village People, una delle più grandi icone gay di tutti i tempi, due dei personaggi siano il motociclista e il poliziotto – spesso vestiti entrambi di pelle.
Anche Rob Halford non è sfuggito a questo immaginario: nel periodo di Killing Machine dal vivo si esibiva proprio vestito da poliziotto. E, soprattutto, una delle sue performance più famose ancora ai giorni nostri è l’entrata sul palco con una motocicletta. Tuttavia, Halford è andato anche oltre la subcultura leather: altri arnesi che ha ostentato nel tempo provenivano direttamente dal mondo del sadomaso, come per esempio la frusta, oppure le catene e le manette che facevano parte del suo vestiario. Soprattutto, però, a colpire sono gli accessori di pelle borchiati. Diffusi inizialmente proprio nel BDSM, sono diventati dai Judas Priest in poi un must dell’estetica heavy metal. E grazie al grande influsso del quintetto di Birmingham, si sono diffusi persino in generi più estremi, come per esempio il black metal.
Può sembrare bizzarro, a questo punto, raccontare che Halford ha avuto per lunghi anni problemi col suo orientamento sessuale. Dover nascondere la sua omosessualità per paura del giudizio altrui lo portarono negli anni ottanta ad abusare di alcool e droghe, fino a rischiare la morte nel 1986. E solo anni dopo, nel 1998, riuscì a trovare il coraggio per un coming out pubblico, accettato con tolleranza da buona parte del mondo metal, tra l’altro. Per quanto mi riguarda, non poteva essere altrimenti: forse senza la sua omosessualità, noi fan del genere vestiremmo ancor camicie a fiori (e posso solo rabbrividire a questa possibilità).
Come sarebbe andata la storia senza i Judas Priest nessuno può dirlo davvero: qui usciamo dalla storia ed entriamo nell’ucronia. Ma in fondo, l’importante è che la band inglese abbia scritto una pagina indelebile della storia del genere. Non solo hanno regalato ai fan tante ore di musica eccellente, ma anche un’immagine grandiosa a cui ispirarsi a livello estetico. Ed è per questo che in fondo è poco importante che giacche di pelle e borchie vengano dal mondo omosessuale, da quello leather o dal sadomaso: oggi sono soltanto il simbolo di una passione a cui migliaia di persone, giovani e meno giovani, sono devote. La passione per uno dei generi più fraintesi, eppure al tempo stesso più vari e ricchi al mondo: signore e signori, l’heavy metal.
Non sono tra le mie band preferite, comunque ricordavo qualcosa riguardo l'abbondanza di borchie e pelle nera in certi ambienti omosex.
RispondiEliminaCurioso che anche uno dei cantanti più estremi del metal, il norvegese Gaahl noto per i suoi look aggressivi e tenebrosi, non abbia avuto problemi ad ammettere la propria omosessualità, senza alcuna paura che potesse nuocere alla sua immagine.
Non so dire se Gaahl di problemi ne abbia avuti o meno. So però che il suo coming out è avvenuto nel 2008, ossia oltre un decennio dopo la fine della fase più "focosa" del black metal norvegese. Non so se la cosa sarebbe stata accettata così bene negli anni '90, quando per esempio Bard Faust degli Emperor (o nella vicina Svezia, Jon Nodveidt dei Dissection) hanno addirittura commesso omicidi ai danni degli omosessuali.
EliminaPoi ovviamente i tempi cambiano, specie nel caso di questa scena, che all'inizio era formato in pratica da giovanissimi, nessuno dei quali superava i trent'anni. Ma non credo che l'omosessualità di Gaahl sarebbe stata accettata ugualmente bene come è stato, se fosse venuta alla luce anni prima. Anche se ovviamente, potrei sbagliarmi :) .
Ti prego, non usare più il termine "omosex"...
EliminaE' di una bruttezza allucinante e, per quanto mi riguarda (e credo per quanto riguarda qualche altro milione di gay) anche un po' offensivo.
Thanks :)
Come amministratore del blog ti chiedo scusa, Orlando. Sono comunque certo che il commentatore qui sopra, che conosco da anni, non aveva intenzione di ferire nessuno e che, se ciò è avvenuto, è stato solo a causa di una sfortunata scelta di termini.
EliminaNessun problema, Ariano è una persona simpatica (seguo spesso il suo blog) :) Un abbraccio!
EliminaConfermo che ho usato il termine omosex convinto che avesse un valore neutrale, cioè privo di connotazioni offensive. Da oggi in poi non lo userò più ;-)
EliminaMetallaro da tempo, ma non ho mai usato l'abbigliamento tipico, se si esclude qualche maglietta. E credo di essere l'unico metallaro che aveva i capelli lunghi già da prima di iniziare ad ascoltare musica metal!
RispondiEliminaSecondo alcuni, per essere un metallaro vero uno dovrebbe vestirsi in "pelle e borchie" anche per andare ai colloqui di lavoro. Ma a parte il fatto che è controproducente - ne so qualcosa, visto che da più giovane anche io ero vestito con questo stile quasi sempre, e so quanto la gente "normale" ti guarda male - secondo me è una logica sbagliata, che deriva soltanto da una specie di esibizionismo. Per quanto mi riguarda, per essere un metallaro vero uno deve semplicemente amare questo genere col cuore: tutto il resto è superfluo :) .
Elimina(Anche se è vero che ogni tanto mi piace ancora girare in pelle, jeans e maglia piena di mostri, lo ammetto :P )
“Probabilmente il nome Judas Priest non ti dirà nulla”… Beh io non sarei così pessimista. Sono sicuro che i Judas li abbiano sentiti perlomeno nominare in tanti. Sul fatto che poi di questi “tanti” quasi nessuno si ricordi una loro canzone posso anche darti ragione. Altre band storiche come Saxon e Accept hanno fatto d’altra parte la stessa fine. In Italia si è sempre preferito seguire i trend, e di ciò la prova è il successo di band come Kiss o Van Halen che quando hanno abbandonato il genere per mercificarsi hanno riscosso il plauso delle masse. Io stesso che mi reputo un buon amante del genere limito la mia conoscenza dei Judas all’unico disco che possiedo (British Steel, ndr) che, tra l’altro, avrò ascoltato due o tre volte in vent’anni. Per sbaglio li ho visti dal vivo al GoM 2004 (solo perché ero andato per vedere le altre band in scaletta) ma a conti fatti devo ammettere che fu uno show immortale, con Halford che era appena rientrato nella band dopo una lunga assenza.
RispondiEliminaIn realtà il mio incipit era riferito all'ascoltatore di musica "comune", che non si è mai interessato seriamente al metal. Penso che sia improbabile che conosca i Judas Priest: se gli parli di metal, conoscerà piuttosto Iron Maiden e Metallica, oppure gruppi non proprio metal ma accostabili al suo mondo come Korn, Marilyn Manson e Slipknot.
EliminaPoi ti do ragione che chiunque abbia approfondito il metal, almeno di nome li conosce. Ma, come ho già detto, con l'incipit mi riferivo anche a chi non l'ha mai fatto. Dopotutto, essendo il metal un genere di nicchia in Italia, statisticamente è probabile che questo articolo lo leggeranno soprattutto persone che non lo conoscono :D .
Mi fa piacere che secondo te questo post ci sta alla perfezione: pensa solo che leggendo i post di "The Pleasure of Pain" prima del mio mi chiedevo se non fosse troppo distante dai temi di questo speciale :D !
RispondiEliminaPer il resto, sono d'accordo: anche io ho spesso constatato il conservatorismo del mondo metal, spesso eccessivo. E mi lascia anche un po' spaesato: ascolto questo genere da un sacco di tempo, ma cerco sempre di essere di menta aperta, specie rispetto alle novità, in ambito musicale e non solo. Ma mi sa che sono uno dei pochi :) .
Comunicazione di servizio: ma solo a me non arrivano le notifiche dei commenti? Non vorrei che il famigerato GDPR abbia iniziato a far sentire la sua presenza....
RispondiEliminaA proposito di GDPR... Qualcuno di voi ha provveduto a fare qualcosa? Io ancora no...
EliminaAnche io sul mio blog è da ieri che non ricevo più nessuna notifica. Ma non so se è il GDPR o soltanto un problema di blogger :) .
EliminaSpero anch'io sia solo un problema temporaneo. Se fosse qualche logica legata alla GDPR sarebbe davvero fastidioso. Comunque no, non ho ancora fatto niente a riguardo. Cercherò di sistemare la pagina della privacy nei prossimi giorni.
EliminaComunque ho pubblicato oggi e posso così confermare che le notifiche non arrivano neanche a me.
EliminaIo sono fermo alla triade Led Zeppelin-Black Sabbath-Deep Purple, di cui compravo i dischi negli anni '70, quindi a quel che ho capito, in era pre-metal. I Judas Priest, comunque, almeno di nome li conoscevo.
RispondiEliminaA parte ciò, ho letto con interesse l'articolo, interessandomi l'argomento BDSM in generale. Avevo anche notato l'affinità di certa estetica Metal con quella adottata da una parte degli omosessuali, ma non sospettavo minimamente una derivazione diretta. Pensavo, nel caso del Metal, a un'ispirazione di tipo più prettamente "horror", legata al mondo della notte e dell'oscurità.
Sì, sicuramente il trio appartiene ai precursori del metal - specie i Black Sabbath, che sono considerati proprio i creatori materiali del genere, forse anche più dei Judas Priest. E tra l'altro, la loro vena cupa e horror è stata una delle principali influenze sul genere: anche loro però si vestivano al massimo di nero, ma senza pelle e e borchie. Quelle, come ho spiegato, vengono proprio dal BDSM attraverso i Judas Priest :) .
EliminaRiesco ad emergere anche io, non è il mio genere ma ho letto ed apprezzato lo stesso.
RispondiEliminaCiao!
Grazie per l'apprezzamento, allora ^_^ .
EliminaNon sono un metallaro, mai stato, però apprezzo la buona musica rock, quindi se una band metal fa musica che mi piace la ascolto volentieri. I Judas Priest non sono fra i gruppi che apprezzo. Trovo immensi i Led Zeppelin, ascolto volentieri certi pezzi classici tipo "Paranoid" dei Black Sabbath, e ho una vera adorazione per i Korn ai loro esordi.
RispondiEliminaCiao .
RispondiEliminaSmoke on the water e Nothing else matters .
Conosco solo sti due pezzi ...quindi non mi posso considerare metallaro.
Judas Priest sentiti ma mai ascoltati .
Poi c’è tanta gente che veste di pelle o l’ha fatto in passato ma non so se considerarli metal.
I Cult
Aereosmith
Van Halen
Guns & Roses
Kiss
Bho? Son metallari sti tizi?
Tra gli italiani è difficile ( se togli i Lacuna Coil ) trovare dei metallari è più facile trovare rockers che si vestono di pelle forse.
Di recente ho ascoltato Pantera e quelli Tedeschi con quel nome strano Raimest...(?)
ma è difficile distingue buona musica da rumore.
Ciao
I Judas Priest li conoscevo di fama, ma non li ho mai ascoltati... non essendo molto patita di metal. :) Curiosa la storia della moda con i giubbetti di pelle e le borchie in metallo, in effetti il primo gruppo che mi è venuto in mente sono proprio i Village People da te poi nominati, Mattia.
RispondiElimina