L’audio-tortura Barkeriana
Carne e Metallo
"The only group I've heard on disc, whose records I've been taken off because they made my bowels churn."
[L'unico gruppo che ho ascoltato su vinile, i cui dischi li ho rimossi perché mi hanno ridotto le viscere in poltiglia].
A pronunciare queste strane (e in un certo senso profetiche) parole è l’autore dei Libri di Sangue Clive Barker (uno che con viscere e poltiglie assortite aveva praticamente rifondato un genere) il quale, nei mesi di preparazione del suo primo film da regista, il famigerato Hellraiser (in Italia Hellraiser, Non Ci Sono Limiti), deciderà di assecondare i suoi umori funesti, affidando la colonna sonora a una band inglese che attraverso rimandi esoterici e lugubri sinfonie elettronico/industriali aveva costruito una carriera altrettanto controversa: parliamo dei Coil.
Barker ama e odia la musica del duo britannico (Peter Christopherson, ex-Throbbing Gristle e John Balance) e ricordando il disagio che aveva provato nell’ascoltare i loro dischi rompe gli indugi e si affida al terribile combo d’Albione per costruire quelle sinfonie di dolore e di morte che accompagneranno le gesta dei suoi Cenobiti sul grande schermo.
La scelta sembra perfetta e il matrimonio pare destinato ad essere consumato all’inferno, ma i Coil si fanno prendere troppo la mano e producono delle litanie ossessive, tribali, estranianti e funeree che hanno a che fare più con gli orrori della mente che, a quanto pare, con quelli splatter di Pinhead e soci e la produzione (capitanata a sorpresa dallo stesso Barker) finirà per cestinare il tutto.
Il disco sarà lo stesso pubblicato nel 1987, praticamente in contemporanea all’uscita del film nelle sale, dalla Solar Lodge Records in soli 500 esemplari esclusivamente in vinile con artwork altrettanto orrorifico ad opera dell’arista inglese Trevor Brown (legato non a caso al mondo del feticismo e del bondage).
Una curiosità: nella prima edizione del disco i titoli non verranno stampati sul retro copertina mentre campeggerà, in bella vista, una scritta che sembra uscita da un racconto di Barker: “The Consequences of Raising Hell...”
I Coil non sono destinati ad essere la colonna sonora ufficiale dell’Inferno Barkeriano, che invece verrà affidata in seguito al compositore per la tv e per il cinema Christopher Young (già all’opera per il “cugino” Freddy Krueger nel film A Nightmare On Elm Street 2: Freddy's Revenge del 1986). Young costruisce, invece, delle trame epiche e drammatiche, con un tocco fantasy che lasceranno il segno negli appassionati di genere di tutto il mondo e non solo come vedremo a breve.
I Coil non sono destinati ad essere la colonna sonora ufficiale dell’Inferno Barkeriano, che invece verrà affidata in seguito al compositore per la tv e per il cinema Christopher Young (già all’opera per il “cugino” Freddy Krueger nel film A Nightmare On Elm Street 2: Freddy's Revenge del 1986). Young costruisce, invece, delle trame epiche e drammatiche, con un tocco fantasy che lasceranno il segno negli appassionati di genere di tutto il mondo e non solo come vedremo a breve.
In questa prima delineazione troviamo, quindi, un mancato connubio (tematico e anche compositivo) tra musica Rock e Hellraiser ma davvero non c’è affinità tra questi due totem del lato oscuro dell’animo umano?
In realtà il Rock e soprattutto il Metal si accorgeranno dell’immaginario Barkeriano quando i primi due film (l’altro si intitola Hellbound, Hellraiser II del 1989 e vedrà Clive Barker come produttore e Tony Randel come regista) saranno già passati nelle grandi sale americane ed europee e sarà soprattutto il Metal estremo a saccheggiarlo a mani basse, senza quasi mai citarlo per davvero.
Del resto due dei generi più atroci mai concepiti su pentagramma musicale, il Death Metal e il Grind, non potevano non farsi irretire da un collage di immagini scioccanti, orrorifiche e sanguinolente come quelle presenti in Hellraiser.
Dal 1986 l’etichetta inglese Earache Records inizia a pubblicare in tutto il mondo una serie di dischi che definire “estremi” è un eufemismo.
Tra i primi album prodotti c’è il debutto dei Carcass, una Grind Core band di Liverpool (coincidenza significativa è anche la città natale di Barker) che ha la bella idea di intitolare il suo debutto su vinile “Reek Of Putrefaction” (Puzza di Putrefazione).
La stessa label, non paga di aver pubblicato un disco pieno zeppo di urla lancinanti, di vocalizzi animaleschi e di una violenza inaudita soprattutto per quel periodo (siamo nel 1989), pensa bene di attaccare uno sticker su tutte le copie del vinile con questa “illuminante” presentazione:
"Un piatto sanguinolento di audio-tortura, anatomicamente corretta, che corrode le budella, è il debutto di questi svisceratori di una brutalità grottesca e fanatica. Ventidue pezzi di fetidi feticci e storie appiccicose che faranno sì che i vostri succhi gastrici vi brucino lo stomaco".
Più Barkeriane di queste note non ce ne sono…Del resto, a più riprese, sembra esserci una affinità elettiva tra la putridissima band inglese e le gesta inenarrabili dei Cenobiti.
E se aggiungiamo anche che il titolo del secondo disco si intitola “Symphonies Of Sickness” (Sinfonie di Malattia) possiamo ancora una volta creare un ponte tematico (ma manca la citazione diretta) tra il dolore (Pain) evocato dai Carcass e il “piacere” (Pleasure) esibito e celebrato da Pinhead.
“Ti prego, non avere paura di esplorare…presto conosceremo la tua carne…le torture che subirai saranno leggendarie anche all’inferno!” (Pinhead)
Mentre i Carcass continueranno a raccontare le loro scioccanti storie splatter, si dice ispirate dalla lettura di manuali di patologia forense (e quindi non dai Libri di Sangue) c’è un orrido ensemble di deviati musicisti svedesi, sempre sotto contratto con Earache, che non solo sono dei fan sfegatati della saga cinematografica di Hellraiser ma faranno molto di più, pubblicando un vero e proprio tributo al film.
Siamo nel 1993 e gli Entombed sono all’apice del loro successo commerciale, osannati da stampa e critica come eroi assoluti del Death Metal. Nicke Andersson e compagnia brutta si preparano a scioccare il loro fedele pubblico con un cambiamento di stile più votato verso il Rock e l’Hardcore. Prima di attraversare questo Rubicone stilistico, danno in pasto ai fan un EP di sei brani intitolato “Hollowman”.
Il platter contiene cinque brani inediti dei quali uno solo (la title track) finirà in Wolverine Blues (uscito pochi mesi dopo) e una cover che lascerà il segno!
Parliamo di un riarrangiamento in chiave Death Metal del Main Theme di Hellraiser di Christopher Young con tanto di inserimento di estratti audio del film tra i quali la celebre:
“What's your pleasure Mr Cotton?”
Sembra una follia oppure una semplice ingenuità di giovani metallari nordici, amanti dei film Horror, e invece “Hellraiser” è una cavalcata metal epica e crudele che sembra quasi superare l’originale per perversione, intensità e orrore.
A più riprese si avverte l’inebriante sensazione di stare davvero al cospetto dei Cenobiti mentre si presentano con queste fatali parole:
“Siamo esploratori delle più remote regioni dell'esperienza. Per alcuni demoni, angeli per altri”.
Gli Entombed pubblicano forse l’unico autentico e finora insuperato tributo al fortunato film di Clive Barker ma il prode scrittore britannico, pur facendosi ritrarre in fase promozionale con chiodo e mullet, non mostrerà mai interesse per gli Entombed e il Metal in generale.
Di diverso avviso sarà il nostrano Stefano Marzorati che nel suo saggio “Autostrada per l'Inferno: Storie vere di nero Rock'n'roll” (Sperling, 1995) affermerà perentorio:
Clive Barker e la sua opera di scrittore prima e di regista poi, hanno costituito un esempio da imitare, un modello notevole: il connubio magistralmente costruito tra carne e metallo che anima la creazione più famosa dell’autore inglese, i Cenobiti, popola più di una visione del Rock Neogotico Industriale e in anni più recenti il Thrash Metal e le sue derivazioni Death e Grind…
Il Death Metal, soprattutto Americano, dei primi anni ’90 è un continuo tributo allo Slasher, un genere di film horror nel quale può essere inserito, senza colpo ferire, anche il primo Hellraiser.
Le copertine e i brani dei Cannibal Corpse insieme a gruppi quali Malevolent Creation, Monstrosity, Deceased, Mortician, Exhumed, Goreaphobia, Impetigo e molti altri rappresentano un tributo più o meno diretto alla filmografia splatter degli anni ’80 ma nel caso del parto cinematografico di Barker manca la prova inconfutabile, la citazione diretta, il nesso che crea il precedente.
Eppure, anche se non evidente ai più, il germe si è propagato tanto che Hellraiser diventa uno dei film Horror più amati nel Metal tanto che Mike Hill, frontman della Post Black Metal band American Tombs affermerà perentorio in una intervista recente:
“Qualsiasi fan del Metal che non abbia mai visto Hellraiser a questo punto, dovrebbe buttare via la sua cintura dei proiettili e rivoltare la toppa dei Venom. Il classico di Clive Barker è pieno di simboli occulti, resurrezione, un’altra dimensione sado-masochista, vestiti di pelle, uomini scarnificati e omicidi seriali. Penso di aver visto questo film circa venti volte nella mia vita”.
Il discorso di come Hellraiser con la sua estetica sado-maso e le esagerazioni granguignolesche abbia influenzato l’immaginario dalla musica industriale contemporanea non può essere sopravvalutato ma sarà compito di qualcun altro “sviscerare” (altro verbo molto Barkeriano) l’argomento.
Quello che ci interessa in questa disamina è trovare se possibile, un ponte tematico, tra Hellraiser e musica Rock/Metal.
Il matrimonio all’inferno verrà celebrato anni dopo, nel 1992, col terzo capitolo della saga, “Hellraiser III, Hell On Earth”, regia di Anthony Hickox (quello del Museo delle Cere) e Barker ancora alla produzione.
Questa volta le cose si fanno in grande e vengono arruolati addirittura i Motörhead che per l’occasione si fanno scrivere un brano da Ozzy Osbourne col titolo quantomeno eloquente di “Hellraiser” (poi contenuta anche nel disco “March Or Die”) e propongono anche la sulfurea e perversa “Hell On Earth”. Nell’Hard Rock vengono inseriti anche House Of Lords, Tin Machine e Triumph mentre non poteva mancare l’Industrial Metal dei tedeschi KMFDM e l’Alternative Rock, allora in auge, di Chainsaw Kittens, The Soup Dragons ed Electric Love Hogs.
Insomma ci sono tutti i presupposti per un ibrido ben congeniato, ma Hellraiser III, il film, non passerà alla storia come il primo capitolo della saga e presto diventerà oggetto di culto più per i collezionisti di dischi introvabili (e quindi della colonna sonora) che per quello dell’Horror tout court.
Una cosa è certa: Pinhead e i Cenobiti sono destinati a diventare delle icone a discapito se abbiano o meno una buona colonna sonora alle spalle e il loro look sadomaso lo ritroveremo a piene mani in band quali Dimmu Borgir e tonnellate di altri gruppi Black Metal, nonché anche in alcune manifestazioni orrorifiche del Nu Metal Americano come Slipknot, American Head Charge, Coal Chamber, Mudvayne etc.
Un singolare tributo ci sarà, infine, nel 2015, quando il prode Kerry King degli Slayer si farà ritrarre addobbato da Pinhead per la copertina del celebre magazine Metal Hammer.
Ci sarà spazio, in seguito, anche per una band Psychobilly di Rotterdam chiamata Cenobites che poco aggiunge di nuovo a quanto detto finora.
Hellraiser, il primo e acclamato film di Clive Barker, ha trafitto con mille chiodi appuntiti la fantasia di milioni di adolescenti metallari nel mondo e il suo contributo all’immaginario del genere è oltremodo lampante soprattutto dal punto di vista estetico.
Che i Cenobiti non abbiano ancora conquistato il “concept” di band acclamate che dell’Horror Rock/Metal hanno fatto una vera e propria bandiera questo rimane ancora un mistero irrisolto.
Se il Grind/Death ha cercato in qualche modo di appropriarsene senza riuscirci pienamente, il mondo del Metal aspetta ancora il tributo definitivo, quello che a conti fatti c’è stato nel 2000 con l’album “Midian” dei Cradle Of Filth, ispirato totalmente al romanzo “Cabal”.
Per l’occasione Dani Filth affiderà alcune parti narrate del disco all’attore Doug Bradley, praticamente colui che ha interpretato Pinhead nei primi otto film della saga!
La solita storia: sembra quasi che nell’universo provocatorio e sulfureo del metallo ci sia quasi un timore reverenziale nel citare in modi troppo evidenti l’Inferno Barkeriano come se all’improvviso si possa davvero aprire il Cubo di Lemarchand, portando i Cenobiti nella nostra realtà…
Attendiamo fiduciosi il tributo definitivo, se ci sarà mai, e intanto festeggiamo tutti insieme i trent’anni di questo meraviglioso film in Italia.
Una pellicola da brividi, ancora insuperata, che celebra a dovere un archetipo mai fin troppo attuale come ai giorni nostri: “Pain and Pleasure”.
Excursus interessantissimo. Personalmente trovo più interessante le musiche dei Coil, anche se riconosco che in effetti non sono forse le più indicate per il film in questione (giusto il cambio di rotta dei produttori per la soundtrack).
RispondiEliminaPer contro, pur ascoltando hard rock e metal, non mi piace quando è spinto all'estremo come avviene nel genere death.
Molto interessanti i Coil... secondo me restituiscono bene anche le atmosfere del film, almeno per come lo ricordo. Gli altri sono "troppo" per un non-frequentatore del genere pari mio.
RispondiEliminaAspettavo con ansia questo pezzo e ne è valsa la pena. Eduardo è uno di quei casi in cui anche uno straniante social ti può far conoscere persone eccezionali: ho avuto il piacere di conoscerlo molti anni fa e ogni volta che lo leggo è sempre un piacere ;-)
RispondiEliminaSono totalmente digiuno di metal, quindi anche di questa "deriva infernale", ma è davvero intrigante. Oltre che il cinema, Barker ha saputo scuotere dal profondo anche l'ambiente musicale: peccato il tutto sia avvenuto quasi a sua insaputa, visto che poi non è stato in grado di eguagliare se stesso.
Oh che bello. Un articolo di Edi Vitolo è sempre un piccolo evento
RispondiEliminaInteressantissimo!
RispondiEliminaAlcune cose non le sapevo neppure io, che di metal estremo mi pascio e mi beo :)
Complimenti davvero, l'ho divorato d'un fiato e con l'occasione mi sono riascoltato un po' di "brutture" (che io adoro, s'intende ^___^), così come - tra l'altro - adoro i Coil.
Ancora complimenti!
Grazie a tutti per la stima e i complimenti. Mi sono divertito moltissimo a scrivere questo articolo. Un abbraccio.
RispondiEliminaCiao complimenti per l’istruttivo excursus tra questo sottobosco musicale del genere metal.
RispondiEliminaPer me Hellraiser è soprattutto il terzo capitolo.
E vedere il video dei motorhead per la prima volta è stata una forte emozione.
Quasi meglio del film.
Sugli altri preferisco non esprime giudizio.
Potevi mettere degli entombed la traccia main theme di Hellraiser...:)
Per me musica vuol dire soprattutto Hellraiser 3 infatti il film ha un ritmo quasi da videoclip.
E il videoclip con il gruppo rock e i cenobiti è troppo forte!!!
Complimenti ancora .
Grande Edo, l'excursus tra Hellraiser ed il mondo metal non l'avevo preso in considerazione ma onestamente preferisco la colonna sonora del film a ciò che i Coil produssero per il film, e lo dico da fan di Horse Rotorvator ma non del resto della loro produzione.
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